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I cani nel Canone

di Stefano Guerra

I cani svolgono un importante ruolo nel Canone, riflesso del tradizionale amore britannico per loro.
Il cane è decisamente l'animale più spesso presente nell'intera opera, a parte il cavallo, che però era il mezzo di locomozione preferito all'epoca.
Holmes è stato morso da un cane in gioventù (GLOR) ma l'incidente è stato all'origine dell'amicizia con il suo padrone, Victor Trevor: forse per questo l'episodio gli ha consentito ugualmente di mantenere un rapporto tutt'altro che negativo coi cani. Watson ha paragonato spesso, anzi, il suo amico in azione a un segugio sull'usta buona, senza che Holmes se ne sentisse mai offeso: e cani poliziotto e segugi sono spesso citati (ad esempio in CREE).
In STUD, Watson si assunse pietosamente l'incarico di abbattere il cagnolino moribondo della signora Hudson: Holmes lo aiutò, usando una pastiglia di veleno, e la morte dell'animale divenne un tassello decisivo sulla via della soluzione del caso.
Holmes, che si dichiarò appassionato di cani in SHOS, utilizzò con grande soddisfazione e ammirazione Toby, in SIGN, per un inseguimento che lo portò sulle traccia decisiva. Di Toby, Holmes disse che aveva un fiuto straordinario e di preferirlo alla collaborazione della polizia. Dalla descrizione che ne fa Watson, che lo definisce un brutto "incrocio di uno spaniel e di un meticcio", si può ipotizzare verosimilmente che le razze che hanno concorso a rendere Toby quello che era fossero: 1) uno Springer Spaniel per il colore del mantello e per la lunghezza delle orecchie; 2) un Sussex Spaniel per l'andatura dondolante tipica - che differenzia questo spaniel da tutti gli altri - e per il fatto che abbaia in continuazione sull'usta; ed infine 3) un Foxhound per l'instancabile energia sulle tracce e per la velocità.
Successivamente Holmes si servì occasionalmente anche di un altro cane per seguire una traccia; si trattò di Pompei, incrocio di beagle e foxhound, (e non fox-terrier come erroneamente tradotto in Italia) che prese al Trinity College a Cambridge, su indicazione di Overton.
L'interesse di Holmes per i cani, mai sopito, lo portò ad affermare in CREE di star pensando di scrivere una monografia sull'uso dei cani nell'arte investigativa.
E fu studiando il comportamento dei cani che Holmes ricavò preziosi indizi per risolvere alcuni casi: la paralisi dello spaniel Carlo, avvelenato in SUSS, lo strano silenzio del cane da guardia che non aveva abbaiato in SILV, la scomparsa del piccolo spaniel del Dottor Mortimer in HOUN, la strana morte del piccolo cane di McPherson, un airedale, nello stesso luogo del suo padrone (LION), lo strano comportamento del cagnolino in SHOS, che ringhia ed abbaia alla sua presunta padrona; e, in CREE, il curioso comportamento di Roy, il fedele cane lupo del Prof. Presbury, che aggredisce il suo padrone, lo mise in sospetto.
Tra i cani "cattivi" ricordiamo, innanzitutto, il terribile mastino Carlo che comparve in COPP; il cane del Dottor Amstrong, aizzato contro Holmes in MISS; il cane da guardia di Milverton (CHAS), ma soprattutto il micidiale e pauroso animale che diede il nome alla storia de "Il mastino dei Baskerville", HOUN. E' con questo nome che, in Italia, è conosciuto il Cane dei Baskerville, nell'originale "The Hound of Baskerville". Ma la traduzione è insoddisfacente e sostanzialmente errata. A nostro parere sarebbe più corretto definirlo genericamente "Cane". Vediamo perché.
Innanzitutto questo cane è la riproposizione di un mito antico: il cane della Morte, che, come ricorda John Fowles nella sua introduzione al libro in questione, ha il peedigree più antico di tutte le razze canine. Dagli antichi Egizi ai popoli mesolitici dell'Europa del Nord, il terrore del "Cane Nero" ha percorso tutte le culture e le civiltà. Si tratta di una paura ancestrale, archetipica, che non fa riferimento ad una specie particolare di cane, ma alla viene in aiuto, perché ricordando il momento in cui, al cospetto del cadavere dell'animale, lo potè vedere con calma, ce lo descrive dicendoci che era per metà "Bloodhound" e per metà "Mastiff". Dunque il Mastino in qualche modo c'entra, ma nessuna delle due metà può essere giudicata più rilevante dell'altra. Chiamarlo Mastino sarebbe altrettanto errato che definirlo Segugio.
Stapleton infatti (cui si deve la presenza del Cane a Dartmoor) era un naturalista e ben conosceva le ricerche sugli incroci delle razze canine che in quegli anni stavano fiorendo e che avrebbero portato alla selezione ed alla nascita delle più interessanti razze canine attuali (Sir Laverack stava selezionando i Setter, proprio in quegli anni, in Germania si selezionava il pastore tedesco ed in Inghilterra poco dopo sarebbe nato il Bull-Mastiff). Nell'ambito di questi tentativi di realizzare incroci particolari, potrebbe inserirsi il Cane in questione, che avrebbe riunito le caratteristiche di due delle più antiche ed amate razze canine d'Inghilterra.
Così quando Stapleton si recò da Ross & Mangles, in Fulham Road è verosimile che non si limitò a chiedere il cane più "selvaggio e forte" ma anche quello dotato del fiuto migliore. Era infatti indispensabile, per la riuscita del suo piano, che il cane fosse in grado di raggiungere la sua preda nella brughiera, guidata solo dal suo fiuto, esercitato su di una vecchia scarpa della vittima. Ecco perché era necessario che l'animale avesse sangue di Bloodhound. D'altra parte, una volta raggiunta la vittima, l'avrebbe dovuta sbranare, e non festeggiare, come invece è costume di quei segugi. Di qui la necessità del sangue del feroce mastino.
Dunque un Bloodhound-Mastiff, un Segugio-Mastino, che dell'uno ha preso il naso ed il colore del mantello, oltre che l'aspetto complessivo - almeno a stare alle illustrazioni di Paget - e dell'altro la ferocia e la forza; da entrambi le dimensioni, al di sopra del normale, per una miscela unica, per un incrocio mai più tentato, per un Cane mai più visto.
Una nota a parte merita la curiosa storia del cucciolo citato da Watson come sua proprietà (STUD): ma a questo riguardo rimandiamo alla nota di commento al racconto "Un caso di comportamento animale" in questo numero dello Strand.