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Quando Sherlock Holmes
incontrò Charles Chaplin

di Romano Giulienetti

Sherlock Holmes flemmatico esponente della "Ruling-Class" vittoriana e Charles Spencer Chaplin (1), prototipo di sottoproletario della classe industriale americana possano apparire, a prima vista, i personaggi di un impossibile incontro! Eppure come ben sanno gli appassionati holmesiani (2), l'incontro avvenne realmente nei primi anni del novecento.

Charles Spencer Chaplin "1889-1977" era figlio di Charles Chaplin Senior, cantante fantasista di "Music-Hall" di un certo talento e di Hannah Hill (in arte Lilly Harley) (3) cantante assai poco dotata. I due dopo aver vissuto burroscosamente il loro matrimonio, si dividero, essendo Charles partito in tournee per l'America ed avendo, nel frattempo, Hanna trovato un'altro compagno: il cantante di varietà "Leo Dryden".

Dopo la drammatica separazione dei suoi genitori Charles Chaplin Junior trascorse, con il fratellastro Sidney (3), un'infanzia grama nel sottobosco teatrale, tormentata dai disturbi psichici della madre. Date queste premesse e per la sconnessa situazione familiare sembrava quindi destinato a dover condurre una vita da attorucolo di secondo ordine in squallidi teatrini dei sobborghi cittadini! Ma la sua tribolata esistenza ebbe un'impennata allorché incontrò Holmes campione della "British Establishment".

Infatti, nel 1903, appena quattordicenne grazie alla sua intraprendenza riuscì a farsi ingaggiare da una "Compagnia di giro", il cui impresario era il noto Charles Frohman, destinato a perire nel naufragio della Lusitania nel 1915, che gestiva il "Duche of Yorks Theatre" di Londra.

Capocomico della Compagnia era H. A. Saintsbury; sotto la guida del quale il giovane Chaplin compì un'importante apprendistato artistico.

Saintsbury rappresentava quanto a stile di recitazione la vecchia scuola vittoriana ed inoltre aveva scritto alcune commedie di un relativo successo di pubblico, di cui l'ultima "Jim, a Romance of Kockayne", fu un primo banco di prova per Chaplin, ingaggiato per il ruolo dello strillone Sam. "Jim" andò in scena al Royal Kounty Theatre a Kingston - Upon - Thames il 6 luglio 1903, poi passò al Great Theatre a Fulham ed infine chiuse i battenti il 18 luglio. L'impietoso fiasco della commedia costrinse Saintsbury a sostituirla con una di maggior richiamo, ovvero, lo "Sherlock Holmes" dell'americano William Gilett.

Chaplin comunque si era guadagnato l'attenzione della stampa; il severo critico di "The Era" scrisse: "Bisogna citare" il piccolo Charles Chaplin, che nei panni dello strillone Sammy si è rivelato una vera promessa"" (quel critico non poteva immaginare di quale esordio artistico stava scrivendo!). La nuova commedia debuttò il 27 luglio al "Pavilion Theatre", in The Chapel Road, grande teatro di 2.650 posti, dove gli spettatori ebbero modo di assistere alla straordinaria performance di Chaplin nel ruolo del fattorino Billy, che meritò anche questa volta di essere citato con notevole risalto dal critico del "The Era".

Per meglio comprendere l'atmosfera in cui si trovava a recitare il giovane attore, in questo secondo lavoro teatrale, è bene mettere il rilievo come Saintsbury, fosse ritenuto all'epoca, all'unanimità dal pubblico della critica inglese la copia fisica dello Sherlok Holmes disegnato da Paget e migliore attore nel ruolo dell'investigatore dello stesso Gilette.

Una volta terminate le repliche a Londra lo "Sherlock Holmes" con Saintsbury, iniziò una tournée in provincia, facendo la prima tappa il 3 agosto a New Castle, per girare poi tutta l'Inghilterra dal Galles all'Eas Anglia. Durante il faticoso girovagare da una città caliginosa ad un'altra più caliginosa, Chaplin si fece apprezzare sia per le sue doti di attore che per le sue qualità umane da tutti i membri della Compagnia, tant'è vero che nel dicembre del 1903, ottenne per il suo fratellastro Sidney, la parte del "Conte von Stalberg", personaggio non secondario della commedia.

Riguardo alla capacità interpretativa di Sidney, bisogna sottolineare che egli recitava con il suo marcato accento "Cocknei", indice di bassa estrazione non consono al personaggio "Von Stalberg". Peraltro tale peculiarità di Sidney sicuramente non infastidiva il pubblico inglese di quegli anni assuefatto a sentir recitare attori, nei ruoli di aristocratici, con una dizione carente delle "aspirate". Dopo sei mesi di interrotti successi la tournée della Compagnia, con Charles e Sidney, terminò l'11 giugno del 1904 al "Royal West London Theatre" lasciando nei due un senso di amaro in bocca, per aver assaporato la gioia ormai consumata di calcare insieme il palcoscenico.

Rimasti disoccupati per un paio di mesi Charles e Sidney, risolsero in maniera diversa i rispettivi problemi finanziari. Sidney si imbarcò come stewardt sul vapore Dover Castle diretto a Natal; invece Charles, più dotato come attore del fratellastro, trovò un nuovo ingaggio teatrale nel ruolo di Billy.

La nuova tournée, con lo "Sherlock Holmes" iniziò alla fine di ottobre, perché in quel periodo Frohman gestiva tre Compagnie che per la stagione 1904-1905, mettevano in scena la commedia di Gilette: la Nothern, la Midland diretta da Kenneth Rivington nella parte di Holmes, e la Southern.

Chaplin entrò nella Midland Company e mentre girava, ancora una volta, nella provincia inglese; sua madre Hannah fu ricoverata nel manicomio di Cane Hill, dove era già stata, a causa della malattia mentale divenuta ormai stabile. L'evento rattristò molto Chaplin, impossibilitato a raggiungere ed assistere la genitrice inferma, poiché il suo contratto di attore lo legava mani e piedi" Ma il 1905, a parte la triste condizione fisica della madre, fu provvido di imprevisti eventi per "Master Chaplin" come ormai lo citava il "The Era".

Terminata la tournée con Revington, Chaplin rimase disoccupato fino ad agosto, quando entrò a far parte della Compagnia dell'impresario Harry Yorke, che gestiva il Royal Theatre di Blackburn ed aveva rivelato da Frohman i diritti di tournée dello "Sherlock Holmes".

La nuova Compagnia diretta da H. Lawrence Layton, purtroppo, disponeva di scarsi mezzi finanziari; ragion per cui, Chaplin fu costretto ad accettare un salario ridotto, ma ebbe la soddisfazione di poter dire la sua, per essere un attore veterano della commedia rappresentata, con notevole scorno degli altri interpreti.

La tournée iniziò al Royal Theatre di Blackburn e poi toccò in rapida successione varie città. Allorché raggiunse Warrington, Chaplin ricevette una convazione-salvataggio nella fattispecie di un telegramma, inviatogli dal manager di William Gilette. L'individuo in questione era l'abile William Postance, del quale Chaplin, quarant'anni dopo, si ricordò nell'elaborare la trama del film "Luci della ribalta". Infatti attribuì il cognome di "Postance", certo per gratitudine verso una persona realmente distinta, al personaggio del "Impresario teatrale", intepretato da Nigel Bruce, storico Watson cinematografico, spalla di Basil Rathbone.

Il legame William Postance - Niger Bruce la dice lunga su quanto dell'antico Billy fosse rimasto annidato nella mente di Chaplin, a memoria dell'incontro da lui avuto con il flemmatico Holmes"! Ma torniamo all'estate 1905, durante cui a Londra giunse Gilette, portando con sè la bellissima Maria Doro, per mettere in scena la sua nuova commedia "Clarice".

I due attori, legati sentimentalmente, avevano recitato l'anno precedente a New York nella commedia "The Admirable Crickton", rivelatosi un grande successo, pari a quello londinese ottenuto con il loro debutto "Friquet". Invece "Clarice" rappresentata il 13 settembre al Duke of York's Theatre, fu un fiasco terribile, nonostante il terribile impegno profuso dal suo autore ed interprete.

L'insuccesso di pubblico e di critica, dovuto in parte alla cattiva dizione del capocomico americano, fu tale da indurlo a scrivere una breve farsa introduttiva della commedia.

Nacque così, un atto unico intitolato "The PainFul Predicament of Sherlock Holmes" con solo tre personaggi: Mrs Guendalina Cobb "una pazza", S. Holmes e Billy"

Gilette, l'attore consumato, per la buona riuscita della farsa, si preoccupò di avere accanto a sè un Billy di talento. Quindi, si rivolse, all'agenzia di Frohman ed ottenne Charles Chaplin, che fu convocato in fretta e furia dal citato telegramma di Postance.

Chaplin, una volta giunto al Duke of York, fu introdotto trepidante d'emozione da Postance nel camerino del famoso attore americano: "Le piacerebbe lavorare con me in Sherlock Holmes?" chiese Gilette con aria sorniona alla giovanissima recluta "Oh, moltissimo, signor Gilette" fu la risposta entusiasta. Il capocomico non pose ulteriori domande. Mosse solo la bella testa in segno di approvazione e lentamente fissandolo negli occhi porse la destra al giovane attore, del quale intuiva l'incredibile personalità.

La trama della farsa era di una semplicità estrema. Irene Vaubrugh, attrice notevole, interpretava la parte della pazza, sproloquiante davanti ad un impassibile muto Sherlock Holmes. Era questa una beffa giocata da Gilette ai critici, che in occasione della prima di "Clarice" avevano sollevato pesanti riserve sulla sua dizione dell'inglese"

Le battute iniziali della farsa erano pronunciate da Billy piombato in palcoscenico per anticipare ad Holmes l'irruzione della Cobb. L'esaltata, un'attimo dopo, irrompeva in scena e per ben venti minuti, forniva ad Holmes la versione di un crimine perpetrato da altri in un recondito altrove!

Il plot si risolveva con un gesto silenzioso di Holmes, che consegnava di nascosto un biglietto a Billy. Il ragazzo, ricevuto il messaggio, sgaiattolava tra le quinte, da dove, senza tener conto la questione spazio-tempo, sbucavano due robusti infermieri, venuti a portar via l'alienata, fuggita dal manicomio.

La frase "aveva ragione signore, era proprio quel manicomio" pronunciata da Billy ricomparso con aria trionfante il palcoscenico, concludeva l'atto unico.

La farsa andò in scena il 3 ottobre, dopo appena due giorni di prove, confermando ancora una volta, il talento di "Master Chaplin", messo a confronto con due volpi del palcoscenico, come erano Gilette e la Vaubrugh. I critici apprezzarono lo scherzo tirato loro da Gilette, ma "Clarice" risultò ugualmente un flop. Pertanto il ripetersi del plateale e questa volta doppio insuccesso, spinse l'americano a riproporre in scena il suo lavoro più noto: "Sherlock Holmes". Per tale ripresa il talentoso Chaplin, fu ingaggiato quasi di ruolo, ed a lui si aggiunse, come veterano della produzione di Frohman, Kenneth Riwington, già Watson con Sainsbury ed Holmes nella stagione 1905.

In realtà Gilette aveva già interpretato Holmes a Londra allo "Irwing's Lyceum", nel settembre del 1901, dopo aver presentato la sua commedia a New York al "Garrick Theatre" il 6 novembre del 1899.

A posteriori se confrontiamo William Gilette, con il personaggio del detective di Baker Street bisogna riconoscere che, l'americano era assai diverso da Holmes nato nella pagina scritta. Quanto questi era un conservatore, politicamente un "TORY", tanto Gilette era un vero progressista, pur appartenendo ad una famiglia "Upper Class" con studi fatti ad Haward, all'Università di Boston alla Massachuttes Istitute of Technology. Una volta divenuto attore, per vocazione istintiva, aveva travasato la sua modernità nell'interpretazione dei personaggi teatrali, ragion per cui contestava la recitazione declamataria ottocentesca e sosteneva con determinazione che: "il pubblico deve sempre riportare l'impressione di assistere ad UNA PRIMA VOLTA DELL'ATTORE IN SCENA!" teoria esposta in un suo saggio del 1905 "Illusion of First Time Acting".

Tanto impegno artistico ed intellettuale, non gli impedì di essere un attore a tutto tondo, capace di interpretare con egual talento tanti personaggi del teatro classico, quanto quelli del teatro di intrattenimento. Riguardo a quest'ultimo genere gli Holmesiani sanno bene che la trama dello "Sherlock Holmes" era piuttosto complessa, basata su una traccia di Doyle, rielaborata da Gilette. L'americano aveva tratto materiale da vari testi del "Canone" facendo comparire sia alter-ego di Irene Adler nel personaggio di Alice Faulkner, fanciulla sfortunata e bellissima, sia il professor Moriarty, il quale tentava di eliminare con il gas Holmes, prigioniero in una camera chiusa.

Però, il carattere più interessante della commedia, risultava essere la Faulkner, perché con il suo fascino di ingenua perseguitata, finiva per ottenere un successo personale sull'algido investigatore! Infatti nella scena finale Holmes era costretto ad ammettere: "Suppongo" anzi sono certo di amarvi". Poi, vinte le sue inconfessate inibizioni, abbracciava l'imprevista "Femme-Fatale"; mentre tra la gli scroscianti applausi di un pubblico in delirio, per la rivelata eterosessualità del suo eroe sulla coppia degli innamorati calava il sipario.

È bene ricordare che nella commedia comparvero inediti, rispetto al "Canone", gli occhiali da vista sul naso di Holmes e fra le sue labbra "la pipa curva". Inoltre per la prima volta Holmes, sul palcoscenico ebbe a pronunciare la frase fatidica: "Oh, this is elementary, my dear Watson" ridotta sullo schermo da Basil Rathbone "Elementary my dear Watson". Un'ulteriore novità imposta da Gilette ad Holmes, fu la vestaglia di seta damascata, divenuta da allora un'indumento classico del detective inglese.

Charles Chaplin, nella sua faraginosa autobiografia, quando ricorda l'incredibile esperienza vissuta sulla scena, al Duke of York, nel recitare con William Gilette, non nasconde di aver provato una profonda delusione amorosa" Infatti la Doro nella finzione della commedia aveva sedotto Holmes e nella realtà aveva ammaliato in giovane interprete di Billy. Si trattò, per la verità, di un'innamoramento unilaterale, ammette spiritosamente Chaplin, perché con la prima attrice ebbe modo di scambiare solo dei formalissimi "Buonasera" nell'affollata confusione del "back-stage".

A parte il tormento amoroso provato nei confronti dell'inavvicinabile americana, Chaplin ottenne diverse soddisfazioni personali per il fatto di essere Billy nello "Sherlock Holmes" interpretato e diretto da Gilette. Spettacolo che ebbe come spettatori innumerevoli grandi personaggi fra quelli presenti a Londra: "la Regina Alexandra, il re di Grecia, il principe Nicolas, la principessa Vittoria e Lord Kitchner".

Inoltre Chaplin, attore secondario di uno spettacolo del West-End, poté partecipare nell'Abbazia di Westminster, il 19 ottobre 1905 al funerale del famoso attore Henry Irving, interprete principale dei più importanti lavori teatrali messi in scena in Inghilterra durante la seconda metà dell'Ottocento.

Alle fastose onoranze funebri di Irving, creato in vita "Sir" dalla Regina Vittoria per le sue qualità artistiche parteciparono numerose personalità: Lord Aberdeen, Mr. Beerbohm Tree, Sir Alm Tadema, Sir George Alexander, Mr. J. Forbes Robertson e molti altri"

Chaplin seduto fra il celebre impresario Lewis Waller e Walford Bodie, acclamato iptonizzatore Music-Hall, trascorse tutto il tempo della cerimonia a studiare gli illustri intervenuti, meravigliandosi molto che Bodie per vedere meglio la deposizione delle ceneri nella cripta si fosse arrampicato sulla tomba di un duca.

È ipotizzabile con molta fantasia, a posteriori, immaginare che sarebbe stato motivo di ulteriore stupore per Chaplin il sapere che, Sir Irving da vivo aveva avuto al suo fianco in qualità di segretario-impresario l'autore di "Dracula" (edito nel 1897): Bram Stoker! Destinato, a sua volta, ad incontrare Holmes nelle pagine del pastiche "terrore nel West End", scritto da Nicolas Mayer molti anni dopo.

Il rapporto artistico tra Gilette e Chaplin ebbe termine, con grande dispiacere dell'attore-ragazzo, il 2 dicembre del 1905, perché al Duke of York doveva andare in scena, per le feste natalizie "Peter Pan" di James Barrie.

Al contrario il rapporto fra Chaplin edHolmes continuò ancora per un breve periodo, poiché all'inizio del 1905, per alcune settimane Chaplin partecipò ad una tournée in provincia con una Compagnia di Harry Yorke.

Non è da escludere che, durante quest'ultima tournée, mentre recitava nel ruolo di Billy a Greenwich, Peckham, a Growe, Chaplin provasse il rimpianto di non poter sussurrare neppure "Buonasera" all'adorabile Maria Doro! Ma egli non poteva immaginare quale sorpresa gli riservava il futuro" Veramente più di una sorpresa si trattò di un vero "Coup de Teatre" ideato e realizzato da un'autore imprevedibile: "Il destino".

Molti anni dopo, esattamente a metà degli anni '10, Maria Doro si recò a Hollywood per girare dei film con la Paramount ed appena giunta nella città del cinema chiese a Costance Colier di conoscere il grande Charles Chaplin. Questi una volta presentato le confessò: "Ma noi ci siamo già conosciuti. Lei mi ha spezzato il cuore. Io ero silenziosamente innamorato di lei". Maria Doro, smagliante di bellezza fissò il suo interlocutore attraverso un'occhialino d'oro e mormorò: "Come è emozionante!". Subito dopo Chaplin svelò all'attrice di essere il suo innamorato senza speranza da lei incontrato sul palcoscenico del Duke of York. La rivelazione divertì molto la Doro e contribuì un'atmosfera complice tra lei e il nuovo astro cinematografico. I due si rividero varie volte ad Hollywood, ma soprattutto a New York, dove l'attrice finì per invitare Chaplin per un romantico "tête-à-tête" nel suo appartamento.

È senz'altro esilerante il finale roseo a conclusione dell'incontro sulla scena e nella realtà della vita fra Charles Chaplin-Billy e Maria Doro-Alice Faulkner; se consideriamo che l'unica donna abbracciata calorosamente dallo snobish Holmes finì per "cadere" fra le braccia del suo antico "fattorino" ormai cresciuto per età e fama.

Represso un malizioso sorriso, per quanto appena narrato, è interessante ricordare come la commedia "Sherlock Holmes", dopo il trionfo a Londra con Gilette e Chaplin, sia stata rappresentata innumerevoli volte in Inghilterra e in America nel corso del 1900. Lo stesso Gilette si calcola l'abbia recitata per almeno mille replice fino al 1929 e notevole fu la ripresa fattane dalla Royal Shakepeare Company nel 1974 con Jhon Wood. Più recenti repliche ebbero per interpreti Jhon Neville, Robert Stephens e Franck Lagella" Quest'ultimo ha recitato, a teatro, anche nella parte del Conte Dracula, determinando così un legame interpretativo fra due dei più straordinari personaggi, partoriti di una sorta di inconscio collettivo della classe letteraria tardo vittoriana.