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Le origini italiane di Sherlock Holmes

di Francesco Leprai

Franklin Delano Roosevelt, il trentaduesimo presidente degli Stati Uniti, l'uomo del New Deal, fu oltre che un celebre statista, un ottimo conoscitore dell'opera doleyana ed un appassionato cultore del Maestro, tanto da meritare l'investitura ufficiale come membro dei famosi Baker Street Irregulars, dal 1942 al 1945.

Nonostante egli non abbia mai potuto presenziare ai meetings indetti dagli Irregulars, Roosvelt apportò un originale contributo alla causa dell' Higher Criticism, affermando con forza la sua convinzione, in una serie di lettere a soggetto holmesiano, che il celeberrimo detective fosse stato in realtà americano (1) ; pur non avendo supportato la sua tesi con prove convincenti, riuscì ad attirarsi le bonarie ire degli studiosi britannici che, sprofondati in comode poltrone di pelle nei loro esclusivissimi clubs, pur esibendo una esemplare capacità di autocontrollo, accusarono duramente il colpo.

Fu allora e solo allora che in preda ad un principio di crisi d'identità, appena ripresisi dallo sconcertante annuncio di Rex Stout secondo il quale il Dr. Watson era in realtà una donna (2) , i colleghi d'oltremanica rivolsero al compianto Sir Conan Doyle, se non proprio una imprecazione (questo mai!), un sommesso appunto soffocato da uno stizzito digrignare di protesi dentarie perfette:

"Ma caro Sir Arthur, sarebbe bastato solo essere un pò più preciso e sancire esattamente luogo e data di nascita del nostro amato Holmes: una riga aggiunta ad uno qualsiasi dei 4 romanzi e dei 56 racconti, una data nemmeno troppo significativa ed una località anche anonima come ad esempio uno sperduto paesino nel Sussex, e la questione non sarebbe mai stata sollevata!"

Molti anni sono ormai trascorsi da quel giorno nefasto e 1' appartenenza di Mr. Sherlock Holmes di Baker Street all' Inghilterra non ha subito più considerevoli attacchi, tranne uno molto particolare.

I1 "Baker Street Journal" organo ufficiale degli Irregulars, voce autorevole nell'affollato panorama delle pubblicazioni specializzate in sherlockiana, nel giugno 1987 presentava un curioso articolo dove l' autore, George Cleve Haynes, giurista di Seattle e cultore di Dante Alighieri, asseriva, mediante una serie di prove ordinate secondo un rigido schema deduttivo degno del miglior Holmes, che in realtà il Maestro era di origine italiana (3)

Un piccolo passo indietro; nel corso degli anni, l'enorme fortuna di Holmes ha contribuito alla creazione di una sua immagine "pubblica" affatto corrispondente a quella della realti letteraria, basti pensare all' " Elementare, mio caro Watson" che in realtà non è mai stato pronunciato od alla sua dichiarata misoginia, con troppa leggerezza trasposta in omosessualità.

L'idea originaria che Doyle aveva del detective, sia da un punto di vista somatico che psicologico, è stata distorta e modificata da una serie di successive interpretazioni che del personaggio hanno dato sia il teatro sia il cinema sia alcune errate chiavi di lettura usate per capire il personaggio Holmes.

Ciò ha creato nella coscienza popolare un 'immagine falsata e stereotipata, che si basa essenzialmente sulla esasperazione di alcuni, e nemmeno tra i più significativi, aspetti del carattere di Holmes.

Presupponendo che chi sia già iniziato agli studi sherlockiani sia in grado di riconoscere ed eliminare le deformazioni più macroscopiche, alcuni semplici esempi dovrebbero mostrare la primaria necessità di individuare anche alcune pià nascoste alterazioni della tipologia caratteriale del detective, alla creazione delle quali ha contribuito l'arbitrarietà di alcuni giudizi dello stesso Watson che talvolta smentisce proprio con i resoconti dei fatti, alcuni suoi giudizi pronunciati forse in maniera affrettata: si pensi ad esempio alle descrizioni di Watson che vogliono Holmes come "un cervello senza cuore mancante di comprensione umana" (GREEK) o come una "macchina" (SCAN) e che sono poi smentite dai fatti.

Indubbiamente Sherlock Holmes è spocchioso, flemmatico e talvolta sin troppo analitico ma sicuramente, un uomo il cui corpo, nelle parole del suo fallibile biografo, altro non è che "una mera appendice del cervello" non libererebbe, così ottemperando ad un suo innato senso della giustizia, un ladro maldestro affermando che il mandarlo in galera ne avrebbe fatto un criminale per tutta la vita (BLUE) e non inseguirebbe, infuriato, armato di frustino, un patrigno reo di aver crudelmente giocato con i sentimenti della figliastra (CASE).

La lista potrebbe sicuramente continuare ma ritengo sia sufficiente per dimostrare in primis come sia falsata l'immagine pubblica del segugio di Baker Street, e secondariamente come lo stesso biografo vi contribuisca, peccando di arbitrarietà nelle sue definizioni.

Acquisito questo fondamentale presupposto, è analogamente possibile dimostrare, entrando nel merito della nostra piccola dissertazione, come Holmes non sia in realtà cosi profondamente britannico come i sudditi di sua maestà amano credere.

Ho infatti sempre creduto che Sherlock Holmes fosse ben poco inglese, innanzitutto da un punto di vista emotivo; tutt'altro che compassato, Holmes è un'artista prima che un professionista, è sensibile ad ogni minima lode (quante volte quelle "esangui guance" si imporporano pudicamente), è un bohemien, si droga, ed odia ogni tipo di convenzione sociale; quale fedele suddito di Vittoria si sognerebbe di trattare un Lord con il distacco che gli dimostra in NOBL o si rifiuterebbe di stringere la mano ad un re (SCAN)?

Solo alla luce di queste poche osservazioni, assolutamente soggettive e non conclusive che ognuno scorrendo il Canone può rilevare, traspare come Holmes sfugga alla possibilità di essere identificato, come spesso è accaduto, come depositario per antonomasia delle caratteristiche che si è soliti indicare come costitutive e caratterizzanti un anglosassone piuttosto che un latino.

Appurato infatti che non è sufficiente adornare le pareti con patriottici V.R.o bere tè per essere inglesi, il mondo è finalmente pronto non per la storia del topo gigante di Sumatra, ma per apprendere che nelle vene del più celebre investigatore di tutti i tempi, già duramente provate da morfina e cocaina, scorre sangue italiano.

Sicuramente Holmes è un cittadino britannico da un punto di vista giuridico; pare definitivo in questo senso il suo utilizzo come spia in LAST o la sua convocazione in caso di crimini che avrebbero potuto avere effetti altamente pericolosi per la stabilità nazionale, come in NAVA o BRUC, dove Holmes viene plausibilmente ritenuto affidabile per una sua provata fedeltà alla corona.

Tuttavia ciò non esclude che l'ascedenza del detective, come riteniamo possibile dimostrare, possa non essere stata del tutto inglese.

Haynes rileva infatti come sia possibile dubitare della nazionalità degli antenati di Holmes; Watson sottolinea (ma scopriremo poi il perchè) come Holmes sia restio a parlare della sua famiglia ed a questo proposito è rilevante l'incipit di GREEK:

"Era un pomeriggio d'estate, dopo il tè e la conversazione che si era trascinata stancamente e a scatti dai club di golf alle cause del mutamento nella obliquità della ellittica, svoltò alla fine sul problema dell' atavismo e delle attitudini ereditarie... mi rispose con aria pensierosa: "I miei antenati erano signori di campagna".

L'unico elemento certo riguarda la connotazione sociale degli antenati, "country squires", di cui però non ci viene specificata la nazionalità. Superficialmente questa parrebbe ovvia ed il non ammetterlo equivarrebbe ad una colpevole mancanza di obiettività che potrebbe inficiare il valore dei risultati di questa modesta indagine: due gentiluomini che conversano amabilmente nel loro appartamento da scapoli, sui club di golf, sulla deviazione dell'ellittica e sui caratteri ereditari, nel bel mezzo della Londra della Regina Vittoria, non possono non far pensare ad una progenie rigorosamente "british".

Tuttavia con una malizia tipicamente latina, deve farsi largo l'idea di una montatura, che, pur a circa un secolo di distanza, speriamo di poter finalmente smascherare.

Abbandonato per un attimo il problema dei "country squires", un attento esame del Canone rivela molteplici ed inaspettate connessioni tra Holmes e l'Italia e che ci fanno propendere per una pista italiana ad esempio, in STUD erudisce Watson sulle scuole di liuteria cremonese, in REDC e SIXN dimostra una eccellente conoscenza della malavita nostrana; in campo gastronomico oltre all' inglesissimo "Simpson's" nello Strand, mostra una spiccata predilezione per la cucina italiana, frequentando i ristoranti italiani "Marcini's" e "Goldini's".

Ma oltre a queste, comunque interessanti, relazioni il combinato FINA-EMPTY ci fornisce indizi e prove stringenti che dimostrano innegabilmente come il detective abbia certamente origini italiane.

In FINA, un Holmes "ancora più pallido e magro del solito" entra nello studio di un perplesso Watson, in fuga dalla minaccia del Napoleone del Crimine, il Prof.Moriarty, "un cervello di prim'ordine" deciso ad eliminare definitivamente l'unico uomo capace di impedire l'attuarsi delle sue diaboliche trame.

Mai in tutta la sua carriera Holmes ha dovuto fronteggiare una situazione di tale gravità e nella quale deve far uso di ogni sua capacità, fisica e logica, stavolta non per ritrovare il tesoro di Agra o il trattato Anglo-italiano ma per salvare la sua stessa vita.

Dunque il primo fattore da considerare è l'estrema gravità della situazione, che peggiora, quando Holmes ritornato a Baker Street. trova l'appartamento in fiamme; per poter l' indomani raggiungere Watson a Victoria Station, necessita di un travestimento in grado di ingannare un uomo della sua stessa levatura intellettuale. In una situazione molto delicata, nel caso della scomparsa di Lady Frances Carfax, come è noto il Maestro impersonò mirabilmente un operaio francese e sapendo che la nonna di Holmes era sorella del grande artista francese Vernet (GREEK), non è difficile immaginare il detective come perfettamente bilingue e capace di interpretare un francese senza difficoltà. Analogamente in FINA ricorre dunque ad un camuffamento in cui sa di poter essere del tutto credibile ed insospettabile; le parole di Watson ci illuminano sulla scelta del Maestro:

" Perdetti alcuni minuti ad assistere un venerando prete italiano che stava sforzandosi di far capire al facchino, in un inglese smozzicato, che il suo bagaglio doveva essere spedito direttamente a Parigi"

Non è dunque un caso che il Maestro dovendo travestirsi da personaggi non inglesi, come in LADY e FINA, scelga un francese ed un italiano, palesando quindi così le sue origini non anglosassoni.

Il personaggio che Holmes sa di poter interpretare in modo perfetto è dunque italiano ed anche se sappiamo che parla uno stentato inglese, è corretto ritenere che potesse contare su una ottima padronanza della lingua, come peraltro dimostrerà in seguito in REDC, dove intercetta senza alcuna difficoltà un messaggio Morse in italiano.

Inoltre, ed è a mio avviso un fatto concludente, come sappiamo da EMPT, il redivivo Holmes racconta ad un ancora semisvenuto Watson come sia sfuggito alla banda dl Moriarty rifugiandosi a Firenze, dove pare evidente che il detective sapeva di poter contare su qualcosa di più di semplici conoscenze.

Come Haynes ha brillantemente notato, le condizioni del detective immediatamente dopo la lotta sulle cascate del Reichenbach non dovevano essere particolarmente buone; senza bagaglio, fisicamente provato, con abiti presumibilmente sporchi o laceri, anche se Holmes fosse stato abbastanza previdente da portare con se passaporto e denaro, il suo arrivo a Firenze, qualora questa città fosse stata scelta casualmente (ma ciò non rientra nella mentalità di Holmes), si sarebbe presumibilmente rivelato irto di difficoltà.

Riteniamo quindi che sia probabile che il detective si sia rivolto proprio ad alcuni membri della sua famiglia, come simmetricamente a Londra, in una analoga situazione, si rivolge proprio al fratello Mycroft.

Nebuloso permane il problema della definizione di quali siano, in un eventuale contesto genealogico, gli elementi italiani nella progenie di Holmes; mancando indizi, seppur labili, come il Maestro ancora ci insegna, è indubbiamente "un grave errore teorizzare senza aver prima i dati"; Haynes suggerisce la possibilità di nonni italiani, forse proprio quei "country squires" di GREEK, ma per quanto ci riguarda, non esistendo la possibilità di un riscontro nel Canone, qualsiasi ulteriore supposizione rischia di togliere valore a queste semplici osservazioni.

Se accettiamo questa ricostruzione, compiuta secondo i principi portanti dell' Higher Criticism, un nuovo problema occupa la nostra attenzione; perchè i lettori non sono stati messi al corrente delle origini mediterranee di Holmes?

Le possibili soluzioni ruotano naturalmente attorno a Watson ed alle scelte che lui opera in quanto biografo; non è plausibile, per quanto Holmes possa essere stato reticente e taciturno, che Watson ignorasse il fatto anche se la sua disattenzione, soprattutto per quanto riguarda le date, è indubbia: tuttavia, come molti studiosi concordano nell' affermare, la presunta sbadataggine del dottore può talvolta prestarsi ad essere interpretata come una voluta manomissione di alcuni fatti, che per ragioni oscure egli ha deciso di tacere o modificare.

Peraltro, in innumerevoli occasioni, è proprio Watson che ci avverte che alcuni nomi sono stati alterati, che alcuni luoghi sono citati con nomi diversi, che alcuni fatti che "potrebbero suscitare un clamore tale da mettere in pericolo lo stessa stabilità della nazione", sono stati omessi.

Supponendo dunque che Watson sapesse e che consapevolmente abbia evitato di rendere pubblico il fatto che Holmes discendesse da una famiglia italiana, restano da decifrare le vere motivazioni che hanno determinato questa colpevole censura. Ciò comporta interessanti quanto sorprendenti implicazioni a livello storico e socio politico.

Secondo una periodizzazione interna generalmente adottata l'era vittoriana, termine coniato dal pubblicista E.P. Hood, viene suddivisa in 3 segmenti cronologici "ognuno con una sua originalità e caratteristiche sue proprie" (4) : il primo, c.d."Early Victorian" copre il periodo tra il 1837, anno di intronizzazione di Vittoria al 1850; il secondo, tra il 1850 ed il 1875 designato con i termini "Mid Victorian", noto anche come "The age of equinopse" , momento di massimo splendore del Regno Unito; il terzo, dal 1875 sino alla fine del secolo, viene comunemente indicato come "Late Victorian".

La fascia che interessa gli studi sherlockiani è naturalmente quella del "Late Victorian", dato che quello che Holmes definisce il suo primo caso, GLOR, viene convenzionalmente datato al 1874 (5).

I1 tardo vittorianesimo, l'ideale scenario delle gesta di Holmes e Watson, viene definito da Bèdarida come un periodo turbato da agitazioni e da una atmosfera di crisi, sconosciuta agli splendori del Mid Victorian.

Nubi scure si addensano all'orizzonte, presaghe della prossima sventura; le difficoltà economiche ("La grande depressione"), il ribasso generalizzato dei prezzi, i problemi riguardo la questione irlandese ed il minaccioso profilarsi di altre potenze, belliche ed economiche quali gli Stati Uniti e la Germania, abbattono il primato britannico e d'ora in avanti l'Inghilterra perduta "l'incontrastata supremazia di cui finora aveva goduto....tutt'al più può sperare di conservare una posizione di primus inter pares" (6).

I "haughty nineties", gli ultimi dieci anni del secolo, presentano un inusitato fervore culturale, ben incarnato nella personalità di Oscar Wilde, che assume spesso un tono di denuncia nei confronti della classe dirigente e dell'intero sistema, mentre il popolo di Sua Maestà si agita e le istanze di una parziale democratizzazione vengono avanzate da ogni parte.

In situazioni di grande tensione, talvolta avvenimenti, fatti o personaggi che esaltando la coscienza popolare, aiutano a ricordare la necessità di fronteggiare uniti la crisi, sono l'antidoto migliore per reagire alle sventure di una nazione.

Per quanto possa sembrare strano o forse addirittura eccessivo, in quegli anni Sherlock Holmes funse sia da minimo elemento connettivo tra i gusti delle varie classi sociali dato che tutti, dai banchieri della City agli ambulanti di Covent Garden, leggevano lo Strand ed ammiravano il detective, sia da simbolo di un epoca che non si rassegnava alla fine e, sdegnosamente ricordava ogni mese alla miriade di lettori, come nonostante tutto le sue eccezionali facoltà rimanevano perfettamente integre; God Save Holmes!

Watson, fido suddito di sua maestà britannica, ed ex medico militare, conscio della risonanza che i suoi resoconti avevano presso il pubblico e dell' importanza che Holmes aveva assunto, si rese autore quindi, di un gesto di alta sensibilità patriottica; consapevolmente omise di menzionare le vere origini italiane di Holmes.

Forse peccando di pessimismo, il buon dottore aveva ritenuto che rivelare la verità avrebbe causato un improvviso calo della credibilità del personaggio e la conseguente creazione di un doloroso vuoto all'interno dell'immaginario collettivo del Regno Unito; Sherlock Holmes, an Italian? Inammissibile.

Conferma questa ricostruzione il fatto che la Regina Vittoria, compiaciuta dall'intraprendenza e dall' alto senso del dovere, dimostrato inoltre da un reduce menomato nel corso della campagna afgana, decise di conferire al menzognero biografo il titolo di Sir; non potendo naturalmente rendere pubblica la motivazione, l'insigne onorificenza venne conferita nominalmente all'Agente Letterario, Arthur Conan Doyle.

P.S. I recenti e straordinari ritrovamenti, dei quali proprio al convegno di Prato ci ha messo al corrente l'Avv. Carlo Eugenio Casini, forniscono una nuova chiave di lettura per questa problematica di assoluto interesse. Dall'avv. Casini, attualmente impegnato proprio nello studio della nuova documentazione ci attendiamo presto nuove rivelazioni.