Home >>> The Strand Magazine >>> Strand dicembre 99 >>> Le ferite di Watson
 

Le ferite di Watson

di Massimo Biondi

Vostra Eccellenza che mi sta sul desco
Sotto forma di un libro di "Scalini",
E che forse considera in cagnesco
Questi versi che paiono cretini,

Sospenda un poco, benevolo, il giudizio
E cerchi di seguirmi piano piano
Nel paio le domande che per sfizio
Le faccio in quanto nuovo sherlockiano.

Per prima cosa ci terrei ad avere
I numeri del vostro "Magazine":
Li studierei con gusto e con piacere,
Interni, illustrazioni e copertine.

Di certo mi abbisognano ben tutti,
I vecchi, quelli attuali ed i futuri,
Perche' possa pur io raccoglier frutti
Di scritti che saranno imperituri.

Mi serve di sapere l'ammontare
E il modo di fornirvi il pagamento,
Al fin che possa subito pagare
Ed evitare un mio ripensamento.

Seconda cosa che mi da' problema
E preme perché venga riferita,
Senza pudori e senza alcuna tema,
All'Eccellenza Vostra sempre riverita,

Riguarda il punto dove ricevette,
Se a spalla gamba o altrove, il buon dottore
Il duro colpo afgano che dovette
Ferirlo gravemente e con dolore.

Nel primo resoconto pubblicato
Si dice che ferita fu la spalla
Ma poi, cambiando l'arto lesionato,
E' ovvio si sospetti di una balla.

I critici propendono a pensare
Che il piombo del nemico sia finito
A ledere la gamba e il camminare
Con passo svelto e incedere spedito:

E' questa ormai la tesi che prevale
Tra quanti si affaticano a capire
Se in buona fede John ricorda male
Oppure se decise di mentire?

Io trovo che codesta posizione
Non tenga bene nel dovuto conto
Che conosciamo un'altra affermazione
Che da' sostegno al primo resoconto.

Muovendo le sue critiche al narrato
Che prese il nome, alquanto stravagante,
Di "Studio in rosso" quando fu editato,
Il noto eroe, l'indagator brillante

Nel corso della storia susseguente
Non disse nulla su un'imprecisione
Che certo avrebbe colto facilmente
Qualora fosse errata la versione

Di come seppe, appena presentato,
Dedurre il luogo donde proveniva
Il buon dottore e quale il suo passato,
Studiando solo il modo in cui appariva.

Ed ecco cosa stimolo' la mente
Del grande indagatore e gli fe' dire
Che l'altro fu ferito certamente:
Un braccio teso e l'aria di patire.

Ebbene, se quel colpo fosse andato
Diritto nella gamba del dottore,
Balzerebbe di colpo incontrastato
Agli occhi di chiunque un grave errore:

O il grande, piu' geniale deduttore,
Mancando di nozion d'anatomia,
Penso' la gamba un arto superiore
E non capi' il valor della zoppia,

Oppure gli sfuggì che il resoconto
Dal buon dottore in seguito redatto
Conteneva un errore di gran conto;
E fece qui figura di distratto.

In ogni caso resta confermato
Che se il colpo fatale fu lesivo
E ando' nell'arto giu' posizionato,
Come disse il racconto successivo,

Tutt'altro che geniale ci si svela
Colui che non s'avvide delle sviste,
Il quale fin da subito rivela
I limiti del suo seguir le piste.

Se si vuole risolvere il mistero
E chiudere di colpo quella falla
Non resta che riprendere per vero
Il racconto del colpo nella spalla,

Pensando che era Watson che sbagliava
Purtroppo afflitto da un tremendo male,
Un male che di norma provocava
Ridotta perfusione cerebrale.

Il colpo che il nemico infatti inflisse
In pieno prese un punto, la succlavia,
Facendo si' che l'uomo poi soffrisse
Di sindrome da furto alla succlavia.

Poco attento, confuso, smemorato:
Da queste conseguenze e' scaturito
Quell'insieme di errori sciagurato
Sul quale ci si affanna all'infinito.

Le torme di studiosi arrovellati
Potrebbero trovare un po' di pace
Se a prendere per buona son portati
L'ipotesi che in queste righe giace?