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La sesta casa

di Cristina Pollastro

Leggendo l'articolo di Marco Zatterin "Nessuna casa, cinque case", mi è tornata alla mente l'incredibile coincidenza che sei anni fa mi portò a San Francisco proprio all'Holiday Inn di Union Square.
Mi ero recata lì, con altri due miei colleghi, per partecipare ad un convegno. Non avevo prenotato personalmente l'albergo ma, se anche l'avessi fatto, avrei prenotato a caso, non sapendo dell'esistenza in quel luogo della "sesta stanza".
Il primo impatto all'arrivo fu con un teatro situato al piano terra dell'Hotel, di fianco all'ingresso principale. La scritta tipicamente americana, indicante la rappresentazione in corso, diceva: "Sherlock Holmes Dinner Theatre". Già questa, al momento, mi sembrò un'incredibile coincidenza. Io, ammiratrice di Holmes, appena messo piede a San Francisco, mi trovavo davanti ad un teatro che rappresentava una piece sherlockiana. Ma il meglio doveva ancora venire. La sera stessa infatti, la gentile signorina della reception ci consigliò una visita al trentesimo piano dove, secondo lei, l'attrattiva principale era un bar con una bellissima vista sulla baia di San Francisco. Prendemmo l'ascensore e, dopo una salita che mi sembrò interminabile, finalmente si aprirono le porte. Ci trovammo davanti un corridoio ricoperto da soffice moquette. Percorrendolo per recarci al bar, vidi che presentava alle pareti bellissimi quadretti tridimensionali contenenti oggetti riguardanti Sherlock Holmes. La signorina non aveva fatto parola di questo.
Fu con enorme sorpresa quindi che circa a metà corridoio, dal lato sinistro, trovai la iproduzione della "sesta" stanza. Era realizzata come una vetrina: una grande stanza protetta da un vetro. Tutto era sistemato in modo da far sembrare la stanza abitata, come se qualcuno fosse appena uscito: una tavola apparecchiata con piatti e tazze in disordine, fette di pane nei piatti, panetti di burro aperti e cominciati con ancora il coltello appoggiato, due bicchieri riempiti a metà, il giornale aperto appoggiato sulla tavola, un tovagliolo su una sedia, come se i commensali si fossero appena alzati. Anche il resto della stanza si presentava molto "vissuto". Lo scrittoio di Watson con la bombetta appoggiata ed un quaderno aperto, le sedie tutte spostate, uno spartito aperto sul leggio, le lampade accese e addirittura una bottiglia con ancora il cavatappi conficcato nel turacciolo. Poi la solita iconografia: la lente d'ingrandimento, il busto di gesso su un piedistallo, la foto di Irene Adler, pipe dappertutto.
Sulla parete destra del corridoio invece, di fronte alla stanza, era appesa un'enorme carta geografica con segnalati tutti i luoghi americani riguardanti Sherlock Holmes. Era inoltre indicato un indirizzo al quale rivolgersi per avere informazioni sul famoso investigatore o per iscriversi al club Sherlockiano: "The Scowrers and Molly Maguires of San Francisco", Vermissa Valley Lodge 341, Mount Eden California 94557.
Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica per riprodurre tutto quello che avrei voluto. Ho dovuto sfruttare quella di un mio collega e quindi non ho potuto approfittarne troppo.
Il bar si rivelò essere una " Sherlock Holmes Esquire Public House".
Chiaramente, una volta seduta al tavolo del bar, mi impossessai di una palettina per cocktail con il famoso profilo, un pacchetto di fiammiferi, qualche tovagliolino e un paio di cartoline ricordo. (Non scuotete la testa: scommetto che avreste fatto la stessa cosa anche voi!).
La mia curiosità fu attratta anche dalle numerose vetrine alle pareti contenenti moltissime pipe di tutti generi. Quando chiesi ad un cameriere il motivo di tutto ciò, mi disse che il proprietario dell'hotel era un fanatico ammiratore di Sherlock Holmes ed aveva voluto così rendere omaggio al famoso detective.
Il mio soggiorno all'Holiday Inn si concluse anche con uno strano incontro. Nell'ascensore infatti incontrai un tipico monello londinese, di quelli descritti nel canone come vestiti di abiti cenciosi e cappello sformato in testa: un vero e proprio Irregular. Ma questo era ancora più "irregular" di come siamo abituati ad immaginarceli: la stranezza non era tanto il monello in sé (era un attore impegnato nella rappresentazione teatrale al piano terra) quanto la presenza sotto il suo braccio di un modernissimo skateboard. Pensai, ricordo: "Siamo proprio in America!".
Quando ho saputo dall'articolo di Zatterin che il locale è stato smantellato, ho fatto qualche indagine per sapere che fine avesse fatto il materiale contenuto nella stanza. Tramite Internet mi sono messa in contatto con "The San Francisco Bay Area Sherlockian Societies", che, come recita la denominazione stessa, è un'associazione che riunisce le società sherlockiane presenti nella baia di San Francisco, tra cui la "Scowrers and Molly Maguires". Mi hanno spiegato che l'hotel ha cambiato di proprietà e quindi la stanza è, in effetti, stata smantellata. Il materiale in essa contenuto, tutto rigorosamente d'epoca, è stato raccolto nel corso degli anni, anche con numerosi viaggi in Inghilterra, dai coniugi Werby ed è ora in un magazzino nell'attesa di trovare una sistemazione adeguata. Possiamo sempre suggerirla noi una "sistemazione adeguata", non vi sembra?