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L'apprendista stregone

di Luigi Garlaschelli

Il 1897 fu un anno particolarmente ricco di casi per il mio amico e compagno di abitazione Sherlock Holmes. Ho gia' reso pubbliche le cronache di alcuni di essi, mentre ad altre indagini altrettanto interessanti e curiose ho solo potuto accennare.
Per l'alone di mistero che sembrava circondarlo, il caso della morte di Lord Butler, che mi decido ora a raccontare, fu proprio uno di questi.
Era una mattina di tarda primavera, ed il mio amico Sherlock Holmes aveva appena finito la colazione che la signora Hudson, nostra padrona di casa, ci aveva preparato come al solito.
Egli era sprofondato nella sua poltrona preferita, dietro la cui spalliera vedevo levarsi qualche sbuffo di fumo della sua prima pipa.
Io mi ero trattenuto al tavolo servendomi un'ulteriore porzione di una nuova marmellata, ed intanto sfogliavo distrattamente il giornale del mattino che Holmes aveva gia' letto e che era accanto alla colazione.
Un articolo in una delle pagine interne attrasse la mia attenzione: si descriveva il ritrovamento di un uomo morto in circostanze a dir poco inusuali, se non grottesche. L'uomo, a dire del giornalista, si era chiuso nelle sue stanze la sera. La mattina dopo egli era stato ritrovato morto: senza ferite, ma attorniato da libri di magia, amuleti e simboli occultistici.
La porta, ancora chiusa dall'interno, aveva dovuto essere abbattuta dal nipote. Scotland Yard stava indagando su questa strana morte che sapeva di riti magici, e della quale non si conoscevano ancora le vere cause.
"Non si deve mai evocare cio' che non si sa controllare, per non fare la fine dell'Apprendista Stregone", concludeva il giornalista.

"Dunque, Watson, anche voi pensate che quell'uomo potrebbe avere evocato uno spirito maligno che lo ha poi ucciso?"
"Oh, andiamo, Holmes, certe cose piacciono ai giornalisti, ma ne' io ne' voi crediamo a queste ..."
La mia risposta mi mori' in bocca, perche' Sherlock Holmes aveva interrotto il corso dei miei pensieri piu' personali; ma egli si trovava ancora sprofondato nella poltrona, nascosto alla mia vista, e non capivo come aveva potuto intuire cio' che stavo pensando in quel momento.
"Holmes! giuro che se voi foste vissuto nel Medio Evo vi avrebbero bruciato come uno stregone! E poi mi dite che la magia non esiste? Come diavolo avete indovinato cio' che stavo pensando?
No, aspettate! Fatemi pensare... questo giochetto me lo avete gia' fatto in altre occasioni! alcune volte mi avete osservato mentre fantasticavo, e avete dedotto il filo dei miei pensieri dagli oggetti che guardavo e dalle mie espressioni. Altre volte mi avete spiato con uno specchio, o una caffettiera lucida, che avevate davanti a voi, e che io non avevo notato... ma stavolta non mi vedete, perche' siete dietro la poltrona. Non ci sono specchi, e io non ho aperto bocca. E dunque?"
Il volto magro di Sherlock Holmes emerse da dietro la poltrona con un sorriso ironico.
"Mio buon Watson, non possediamo soltanto il dono della vista e quello della parola... si possono avere informazioni anche da odori, sapori, rumori, eccetera. Avevo gia' letto il giornale, ed avevo naturalmente notato quell'articolo. Poi voi vi siete messo a sfogliare il giornale , ed io ho sentito il rumore di tre pagine che venivano girate a breve intervallo di tempo. Era chiaro che stavate distrattamente leggendo appena i titoli degli articoli. Ora voi eravate alle pagine 6 e 7, e qui vi siete fermato a lungo; evidentemente stavate leggendo un articolo. Che cosa c'era in una di queste due pagine che potesse attirare tanto la vostra attenzione? ma la descrizione della misteriosa morte di Lord Butler, e' ovvio!"

"Holmes, devo dire che stavolta mi avete proprio sorpreso. Ma che mi dite di questo strano episodio? Se l'uomo non e' stato ucciso - poiche' era chiuso a chiave in camera - di che cosa e' morto? Si e' suicidato durante un macabro rito magico? O e' stato vittima di un banale infarto? o lo ha ucciso qualcos'altro? Confesso che pero' le circostanze singolari in cui e' stato ritrovato il corpo sembrano molto interessanti"
"E' un errore teorizzare prima di avere dei fatti precisi. Si corre il pericolo di costruire ipotesi false, o peggio - come in questo caso - di scambiare per sovrannaturali episodi che, se correttamente indagati, son in realta' banali. Ma credo che la nostra curiosita' sara' presto esaudita. Ho qui un telegramma, giunto poco fa, nel quale l'ispettore MacDonald - con cui ho gia' avuto occasione di collaborare in passato - annuncia una sua visita per stamattina. Come al solito Scotland Yard non ci capisce niente e viene a chiedere aiuto a me. E a voi, se vorrete unirvi a me anche in questa nuova piccola indagine."

"Ne saro' ben lieto, Holmes, confesso che quell'articolo mi ha incuriosito moltissimo."
"Bene, Watson, allora non ci resta che toglierci queste vesti da camera e prepararci a ricevere MacDonald, che arrivera' tra mezz'ora circa. Temo che anche stamattina dovro' rinunciare a quel piccolo esperimento sui tioalcooli di cui ho letto la settimana scorsa su quella rivista chimica tedesca. Ma forse e' meglio cosi; temo che voi non gradiate molto le puzze che a volte produco."
"Che dite mai, Holmes" mentii mentre mi avviavo verso la mia camera "sareste stato un grande chimico se non foste diventato un grande investigatore privato."
Sapevo che Holmes era sensibile alla lusinga, e lo vidi allontanarsi sorridendo tra se'.

Poco piu' tardi eravamo di nuovo nel soggiorno della nostra abitazione, in attesa del nostro ospite. Lo sentimmo salire le scale rapidamente e bussare; MacDonald entro' senza nemmeno salutare e togliersi il cappello.
"Signor Holmes - esordi' subito - penso proprio che questo caso richieda una vostra visita; e' veramente ... ah, buongiorno, dottor Watson. Scusate la mia concitazione che mi fa dimenticare le buone maniere, ma sono piuttosto perplesso."
Al sentir parlare di un nuovo enigma, Sherlock Holmes si era fatto subito attento; si sedette nella sua poltrona e disse:
"Bene, ispettore, dovro' dimenticare ancora una volta le scaramucce che ci sono state in passato con Scotland Yard; accomodatevi e raccontatemi con calma i fatti cosi' come li conoscete. Anche voi, dottore, vi prego; il vostro parere professionale potrebbe essere utile."
MacDonald sembro' calmarsi un po'; si passo' una mano sul volto lentigginoso.
"Signor Holmes, potrei solo ripetervi in modo piu' esteso quello che forse avete gia' letto sul giornale. Il fatto e' che prima di procedere, appena vista la peculiarita' delle circostanze, ho preferito consultarvi"

Vi dico solo, signor Holmes, che secondo noi lord Butler non e' morto per un malore, come si potrebbe pensare, ma per aver ingerito del veleno. Il medico che e' stato chiamato subito dopo ha confermato che si tratta di avvelenamento da stricnina."
"Be', Watson, questo mi sembra un po' troppo banale per delle entita' ultraterrene, non credete? Ma non potrebbe lord Butler essersi suicidato?" interruppe Holmes.
"Vedete, signor Holmes, lo avevamo subito pensato, viste le circostanze, ma lo escludiamo in base a vari elementi che vi posso esporre in seguito, se vorrete aiutarmi. Ma c'e' qualcosa che il giornale non riporta. Crediamo di avere gia' identificato il colpevole! Solo che non riusciamo bene a capire come possa avere fatto ad ammazzare il vecchio Lord Butler. E comunque, io giurerei che il movente dell'omicidio e' da cercare in qualche modo nelle pratiche magiche che quell'uomo non solo studiava da erudito, ma anche tentava di attuare..."
"Calma, calma, ispettore! Se dite di avere preso il colpevole, fatelo parlare. Chi sarebbe questa persona?" chiese Holmes.
"Si tratta del dottor Parmenter, il farmacista del quartiere, che frequentava spesso la vittima. Ieri sera era da Lord Butler, e tra i due vi e' stata una violenta discussione. Nella sua farmacia Parmenter ovviamente possiede della stricnina."
"E dunque ?" incalzo' Holmes.
"Be', qualcosa non quadra. Parmenter lascio' Lord Butler, vivo, verso le dieci dell'altra sera; abbiamo tre testimoni. Abbiamo gia' sentito anche i familiari ed i domestici di Parmenter. Pare che alle 10 e un quarto sia arrivato a casa, abbia preso una borsa da viaggio, e si sia recato in compagnia di un amico alla stazione per prendere un treno locale per Walton-on-Thames, dove intendeva partecipare ad una gara di pesca la mattina seguente, cioe' ieri.
L'amico e' il notaio Humphries, che ha uno studio in Marlborough Street, e che Scotland Yard considera persona assolutamente fidata; quindi come vedete il nostro Parmenter ha un alibi di ferro. Non c'e' voluto molto, ieri, per rintracciare a Walton-on-Thames sia Parmenter che il notaio, e ora il nostro principale sospettato e' a casa di Lord Butler, se voi voleste interrogarlo."
"Dunque colui che voi sembrate considerare il colpevole non puo' esserlo, eh?- commento' Sherlock Holmes. Chiuse per alcuni secondi gli occhi e sembro' riflettere intensamente. - Il vostro racconto offre elementi di grande interesse per me. Ma ditemi ancora della scena del delitto. Per esempio vorrei particolari su come e' stato trovato il cadavere."
"Era riverso a terra, in vestaglia, come se Lord Butler stesse per coricarsi. Ora e' alla morgue, e abbiamo eseguito una prima sommaria ispezione delle camere, ma ho preferito non toccare ne' spostare nulla senza prima essermi consultato con voi. Ora vi e' un agente di guardia all'ingresso dei locali in modo che nessuno possa entrarvi."
"Avete fatto benissimo, MacDonald. Bene, io non credo ai poteri della magia nera o di altri colori, e tutto cio' che mi avete raccontato ha certo risvegliato la mia curiosita'. Avete fatto un buon lavoro, ma ora avete qualche difficolta' a spiegarvi che cosa e' avvenuto esattamente, vero?"
MacDonald sorrise a denti stretti, e si passo' la mano sui capelli rossicci.
"Grazie per l'apprezzamento, signor Holmes; devo riconoscere che a questo punto forse Scotland Yard ha bisogno dei vostri metodi di investigazione particolari."
"Bene, allora, che aspettiamo ad andare? Watson, prendete il cappello e dite alla signora Hudson di chiamare una carrozza, per piacere. Il gioco ha inizio!"

Dopo una corsa per le strade di Londra arrivammo a Crandon House, la dimora dell'ex Lord Butler. Era una dimora solida, costruita almeno cento anni prima, arredata con massicci mobili di legno scuro.
Fummo accolti dal nipote del defunto, un uomo sulla trentina, con una leggera tendenza alla pinguedine e sottili capelli biondicci.
"Signor Perkin - disse MacDonald - questo e' il signor Sherlock Holmes e questo e' il dottor Watson. Gradirei che voi rispondeste anche alle loro domande come se ve le rivolgessi io.
"Si, certo, ispettore, come desiderate ..."
James Perkin ci fece accomodare in un salotto con una tappezzeria rossa, due alte finestre e delle poltrone di pelle. Un agente era di guardia ad una porta, e saluto' MacDonald.
Holmes, come vi dicevo, Parmenter e' in quella stanza sorvegliato da un agente"
"Grazie ispettore. Dunque, signor Perkin, raccontatemi che cosa e' successo l'altra mattina" disse Sherlock Holmes.
"Come ho gia' raccontato piu' volte - a questo punto lancio' una breve occhiata verso MacDonald - ieri sera mia zio ha avuto una visita del dottor Parmenter, che arrivo' verso le nove. Come sempre si ritirarono nelle stanzette dove mio zio tiene - cioe', teneva, la sua collezione di oggetti e testi di occultismo. Un p' prima delle dieci, li ho sentiti discutere animatamente. Non ho capito bene di che cosa esattamente discutessero, ma gridavano come scalmanati, e sono sicuro che ad un certo punto Parmenter disse che mio zio "sarebbe finito male". Poi se ne ando' sbattendo la porta. Sia io che i domestici assistemmo a questa scena incresciosa. Dopo di che mio zio annuncio' che si sarebbe ritirato nelle sue stanze. Saranno state le dieci. Lo abbiamo sentito ancora muoversi per almeno mezz'ora. Da qualche tempo passava tutte le serate nelle sue stanze, a leggere quei maledetti libri di magia e, evidentemente, anche a tentare di mettere in pratica qualcuno di quegli incantesimi... Bene, comunque ne' io ne' la servitu' lo abbiamo piu' sentito per il resto della notte. La mattina dopo la governante, signora Murphy, che si alza sempre per prima, ha bussato verso le otto per avvertirlo che la colazione era pronta, e non ha avuto risposta.
Ha chiamato suo marito, Peter, che si occupa del giardino e di altri lavori in casa. Nemmeno lui ha ottenuto risposta. Allora sono venuti a svegliarmi, saranno state le otto e venti, e sono sceso anch'io a vedere. Abbiamo notato che la porta era chiusa a chiave, e guardando dalla toppa abbiamo visto che la chiave era ancora all'interno. Abbiamo deciso di abbattere la porta a spallate e ci sono voluti gli sforzi miei e di Peter per aprire quella pesante porta di quercia. E poi abbiamo trovato lo zio ..." Il signor Perkin si interruppe un attimo e respiro' profondamente.
"Se volete la mia opinione, signore, io penso che il poveretto si sia avvelenato con qualche filtro magico che ha voluto preparare per, come dire, lanciare una "maledizione" sul dottor Parmenter. Io lo mettevo sempre in guardia contro queste buffonate, ma lui non voleva sentire ragioni, era come impazzito..."

"Interessante ipotesi, signor Perkin - lo interruppe Holmes con aria pensierosa. Questo lo vedremo meglio dopo. Ora vorrei sentire il dottor Parmenter, e poi la signora Murphy e suo marito. Ma intanto ditemi: vostro zio, se ho ben capito, viveva di rendita. Voi esercitate qualche professione ?"
"Ecco, vedete signor Holmes, io sono ancora studente di ingegneria - si', sono un po' fuori corso - e il mio povero zio ha avuto la bonta' di mantenermi agli studi fino ad ora, dopo la morte di mio padre, intendo..."
Holmes osservo': "Ma voi non siete un esperto orologiaio?"
"Si', perbacco, ma ve lo ha detto l'ispettore MacDonald?"
"Certo che no, signor Perkin - replico' l'ispettore - io stesso lo ignoravo. Ma lo scoprire cose misteriose e' una specialita' del signor Holmes..." .
Holmes si alzo' e passeggio' lentamente per la sala.
"Oh, avanti , MacDonald, su questo mobile vi sono almeno sette orologi molto preziosi, di varie epoche; segnano tutti la stessa ora, per cui funzionano perfettamente; almeno alcuni di essi devono essere stati riparati. Accanto ad essi, in questa ciotola, vi sono chiavette per caricarli - alcune chiaramente nuove ... mmm, gia'... - una molla rotta, e delle viti. Poi dal vostro taschino, signor Perkin, fa capolino un sottile cacciavite da orologiaio; ed infine attorno al vostro occhio destro noto una lieve traccia circolare che attribuirei ad una lente appunto da orologiaio; non puo' essere un monocolo perche', a quanto pare, ci vedete perfettamente. Ah, ma questa pendola e' veramente magnifica, direi dei primi del settecento francese, vero?"
"Avete uno spirito di osservazione eccezionale, signor Holmes. Si', l'orologeria e' una delle mie piccole passioni - confermo' Perkin con aria sorpresa - in effetti ho anche un piccolo laboratorio di sotto, ed ammetto di essere abbastanza bravo."
MacDonald fece cenno all'agente, che porto' al nostro cospetto il farmacista, il dottor Parmenter.
Questi era un uomo sui cinquant'anni, dall'aspetto molto distinto. Portava ancora l'abito sportivo che evidentemente indossava quando stava pescando a Walton-on-Thames.
"Dottore, scusateci, ma siamo costretti ad interrogarvi ancora." esordi' MacDonald. "Vi presento il signor Sherlock Holmes ed il dottor Watson."
Parmenter ci rivolse un cenno di saluto ed un debole sorriso. Immaginai che fosse il massimo che riusciva a fare, vista la posizione di principale indiziato in cui si era venuto a trovare.
"Dottore, non tema, non la tediero' molto. Vorrei sapere solo due cose: la sua opinione sul carattere del defunto Lord Butler, e il motivo del vostro litigio dell'altra sera" disse Holmes.
"Conoscevo Cedric, intendo Lord Butler, da anni, cioe' da quando aprii la farmacia di cui sono titolare, qui poco distante. E' sempre stato una persona dal carattere un po' difficile, una di quelle persone che non vogliono sentire ragioni, ma da un paio d'anni gli era presa questa mania dell'occulto. Ma lui ci credeva veramente, capite? Povero vecchio pazzo! Ho sempre tentato di fargli capire che sono tutte falsita', ma non c'era nulla da fare. Io lo seguivo in parte in questi suoi studi, perche' sono curioso, ma lui - non dovrei dirlo... de mortuo nihil nisi bonum...- era di un'ingenuita' disarmante. Prendeva per buoni anche gli inverosimili deliri di Gebelin, che il peggior bugiardo del campo! E i tarocchi che ha tirato fuori da qualche anno Eliphas Levi sono del tutto antistorici, ed inventati di sana pianta. E poi ora anche Oswald Wirth..."
"Va bene, abbiamo capito, credo. E che mi dite della lite dell'altra sera? Vi rendete conto, immagino, che questo e' un elemento contro di voi?"
Parmenter sembro' imbarazzato, ma non terrorizzato.
" Non sono uno sciocco, ma non lo siete nemmeno voi. Molte persone possono testimoniare che quando lasciai Butler egli era ancora vivo, e io non l'ho piu' rivisto."
"Ci sono molti modi per uccidere una persona, dottor Parmenter, e voi ne conoscete bene almeno alcuni, immagino" insinuo' Holmes.
Il farmacista impallidi' e sembro' perdere un po' della sua tranquillita'.
"Comunque litigammo per i soliti motivi. Nel caso specifico, aveva sborsato una grossa cifra per comperare una tsantsa, un macabro cimelio degli indios amazzonici che lo aveva affascinato. Ma io affermavo che si trattava di un falso, e questo lo aveva fatto andare su tutte le furie."
"Una tsantsa - interloquii - e' una di quelle teste umane rimpicciolite degli stregoni indios dell'Ecuador? Mi risulta che siano cosi' secche e raggrinzite che un esame anatomico e' arduo."
"Bene, Watson, a quel che vedo le curiosita' magiche interessano anche voi!" commento' Holmes.
"Solo come medico, e per la tecnica impiegata per produrle" replicai. "Perche' era falsa quella di Lord Butler?"
"Non era nemmeno una testina di scimmia, come capita a volte: era fatta con pelle di capra rasata in modo astuto, e messa in forma su uno stampo. Ma i peli delle sopracciglia andavano nella stessa direzione, capite, e rendevano evidente il trucco"
"Dunque, interruppe Holmes, avete litigato per l'autenticita' di questo oggetto?"
"In pratica si'; soprattutto per il fatto che si era fatto turlupinare 200 ghinee." preciso' Parmenter
"Gli avete o no urlato che sarebbe finito male?" interrogo' McDonald.
"Be', si', ma intendevo che sarebbe finito in rovina se avesse continuato a gettare somme eccessive per questa sua passione. Codici miniati, pergamene, oggetti magici, ...comperava di tutto, e non badava a spese. Poveraccio!"
Holmes affermo' che per il momento non aveva altre domande per Parmenter, e chiese a McDonald di convocare la coppia di domestici.
La signora Murphy era una donna magra sui cinquanta, e suo marito un ometto grassottello, semicalvo, con un buffo naso a patata e le guance rubizze.
I due confermarono la versione dei fatti del signor Perkin nei minimi particolari. Holmes chiese se era stato toccato nulla della stanza dopo la scoperta del cadavere e la coppia di governanti lo escluse nel modo piu' assoluto.
"Siamo sicuri che nessun altro abbia potuto farlo in qualche modo, soprattutto nei primi concitati momenti, quando e' stato scoperto il corpo di Lord Butler?"
"Nessuno ha toccato nulla, signor Holmes - affermo' la governante - se non il corpo del povero signore, e nella stanza sono sempre rimaste almeno due persone, sino a quando non e' arrivato l'agente che il signorino e' andato a chiamare. Poi un agente e' sempre rimasto di guardia alla porta."
"Avete toccato la porta o la serratura?" indago' Holmes.
"Nemmeno questo e' stato toccato. Certo, ora lo stipite e' spaccato, ma la chiave e' ancora nella toppa, dalla parte interna".
"Bene - disse Holmes -. "Direi che possiamo vedere la stanza dove e' stato trovato il corpo".
MacDonald si diresse ad una pesante porta di legno scuro.
"Agente, voi non vi siete mai mosso?"
"No, ispettore, ho dato il cambio a Johnson questa mattina. Non ci siamo allontanati nemmeno un secondo."
L'ispettore di Scotland Yard spinse lentemente la porta. Ai nostri occhi apparve una grande stanza dalle pareti coperte di scaffali stipati di libri ed altri oggetti singolari: statuette, una civetta impagliata, una sfera di cristallo, dei bracieri, incensieri, erbe, cristalli e minerali, feticci indiani ed africani, vasi ricolmi di sostanze misteriose, un teschio umano, insomma una bottega da mago o da alchimista, degna di una mente folle, divorata da una unica passione insana.
Su un grosso tavolo rotondo centrale, coperto da un drappo ricamato con simboli che mi sembrarono lettere ebraiche, si trovavano un incensiere, e un grosso libro scritto in latino.
Di fianco ad esso, tutti osservammo la scura testa rimpicciolita, non piu' grande di una noce di cocco, che sembrava congelata in un'espressione di tristezza e disgusto.

"Qui e' stato trovato il corpo; la stanza contigua e' la camera da letto di Lord Butler. Le finestre di queste camere sono tutte dotate di pesanti inferriate, e non vi sono altri passaggi verso l'esterno o il resto della casa.- interloqui' MacDonald. - La porta appena fuori da questa specie di piccolo appartamentino e' quella di un piccolo bagno."
"Ah, si, certo. Ora pero', MacDonald, se non vi spiace, vi chiederei di lasciarmi esaminare queste stanze con calma e con i miei metodi" disse Holmes estraendo di tasca una grossa lente d'ingrandimento.
Fermi in un angolo per non intralciarlo, MacDonald ed io lo osservammo per oltre mezz'ora; esamino' ogni scaffale spostando tutti i libri ed ognuno degli oggetti misteriosi che vi si trovavano. Poi passo' alle sedie, di cui controllo' anche la parte inferiore e l'imbottitura, ed infine ad un piccolo stipo. Particolare cura dedico' al tavolone centrale. Lo vidi inumidirsi un dito di saliva, passarlo sugli angoli delle pagine del librone che era sul tavolo, ripassare il dito in bocca, e poi scuotere leggermente la testa. Ogni tanto emetteva qualche breve suono che denotava interesse o disappunto. Apri' ed annuso' ogni barattolo contenente strane erbe. Ad un certo punto trovo' una serie di vasetti con polveri biancastre. Apri' ed annuso' anche questi, poi estrasse un sottile coltellino dalla tasca, prelevo' una piccolissima quantita' della polvere e fece l'atto di ingerirla.
MacDonald ed io scattammo insieme:
"Holmes, fermo! che fate, potrebbe essere pericoloso! non dimenticate che Lord Butler e' morto avvelenato da stricnina."
"E voi non dimenticate che io sono un esperto di veleni. Come disse Paracelso ' E' la dose che fa il veleno'. Al di sotto di certe quantita' nessuna sostanza e' pericolosa, al di sopra di quantita' maggiori lo sono anche composti ritenuti generalmente innocui. Potrei ingerire senza alcun pericolo alcuni piccoli cristalli di solfato di stricnina o anche di cianuro di potassio, se volessi meglio accertarmi della natura di qualche prodotto sconosciuto. E comunque il sapore amarissimo della stricnina sarebbe nettamente avvertibile ben al di sotto di una dose pericolosa."
Come medico, dovetti convenire, seppur a malincuore, che le affermazioni di Holmes avevano un fondamento; ma confesso che mentre il mio amico assaggiava quelle polveri strane non potei trattenere una sensazione di intenso disagio.
Sherlock Holmes esamino' poi con grande cura la serratura della porta scardinata. Ne guardo' l'esterno, poi il buco, ne tasto' la chiave, provo' a girarla, poi la fece scattare; la estrasse (era una normale chiave di ferro, abbastanza grossa ed un po' annerita dal tempo) e con la lente esamino' ogni millimetro della punta, del gambo e dell'anello. Accosto' la porta allo stipite e saggio' la precisione con cui si chiudeva; per finire passo' alle finestre, di cui verifico' la chiusura, e le inferriate sbarra per sbarra.
Holmes passo' alla stanza da letto del defunto, che per fortuna conteneva solo pochi mobili, e anche ad essi riservo' lo stesso trattamento. Passo' al setaccio letto, materasso, cuscino, cassettone, ed ancora una serie di boccette e creme, evidentemente medicinali, che il defunto teneva su una mensola. MacDonald ed io ci guardavamo ogni tanto con un po' di stupore. Entrambi eravamo abituati ai metodi di Sherlock Holmes, ma questa volta egli si stava impegnando piu' del solito.
Holmes esamino' anche il piccolo bagno appena fuori dalle due stanze del defunto. Qui' dedico' la sua attenzione ai tubi dell'acqua, al sapone, ed al solito assortimento di sali purgativi, medicinali e creme varie che si trovavano in un armadietto.
Dopo circa 45 minuti, Sherlock Holmes ripose la lente in tasca e si rivolse di nuovo a noi.
"Non vi e' traccia di stricnina in alcuno di quei contenitori, ne' nella bottiglia dell'acqua, ne' nei bicchieri vuoti. Bene, direi che il caso e' piuttosto chiaro. Mi serve solo qualche conferma."
"Ma come chiaro? Se non c'e' stricnina mi pare che le cose siano piu' oscure. - interruppe MacDonald - Lord Butler si e' dunque suicidato? O e' stato un incidente? o Parmenter ha trovato il modo di propinargli del veleno? "
"La risposta e' 'no' a tutte le domande, ma non posso ancora essere sicuro delle mie illazioni. Piuttosto ditemi, MacDonald, quali elementi vi avevano fatto ritenere improbabile un suicidio?"
"Vedete, signor Holmes, il nipote ed i domestici sono stati concordi nell'affermare che Lord Butler non aveva mai manifestato segni di depressione mentale, era molto attivo ed infervorato dalla sua recente passione, e aveva preso vari appuntamenti anche per i prossimi giorni. Non aveva neppure malattie incurabili, dalle quali disperasse di potere guarire, ed anzi era molto attento alla propria salute, a quanto pare. E comunque non ha lasciato alcun messaggio d'addio, come a volte i suicidi usano fare."
"Bene, questo era risultato evidente anche dal mio sommario esame tra le cose della vittima. Ma ora dobbiamo parlare ancora con i due domestici. Vorrebbe portarli qui separatamente, ispettore? E per ultimo il nipote, se non le spiace."
Holmes si assento' un attimo per tornare nella stanza di Lord Butler; ne riemerse con la bottiglia d'acqua che avevo visto sul comodino del defunto, un bicchiere, un cucchiaio, il sacchetto di sali purgativi che avevamo notato nel piccolo bagno accanto agli appartamenti della vittima, ed un altro bicchiere contenente una sostanza misteriosa.
Si preparo' in una saletta di fianco all'ingresso, e volle che gli mandassimo prima la governante e poi il marito di questa. Entrambi si trattennero da lui pochi minuti, uscendo dalla stanzetta con una espressione che non seppi decifrare, tra lo stupore e il compatimento.
Sherlock Holmes emerse dalla saletta ed annuncio':
"Bene, ora credo che il caso sia risolto. MacDonald, vi chiederei di convocare il nipote, James Perkin. Dovrete anche avere la bonta' di assecondare la scena cui state per assistere, avete la mia parola che non vi e' alcun pericolo. Voi, MacDonald mi dovreste fare un favore. Quando io ... " e gli bisbiglio' qualcosa all'orecchio.
"Holmes, per Giove, - chiesi, un po' offeso da quella mancanza di riguardo nei miei confronti - ci volete dire che cosa state facendo? E che cosa ha detto la servitu'?"
"Certo, Watson, e scusatemi; ho i miei motivi. La signora mi ha raccontato che Lord Butler era molto abitudinario e preoccupato per la sua salute. Ogni sera era solito scendere in cucina dove si faceva preparare una tisana calda. Poi dal piccolo bagno prelevava due cucchiai di sale purgativo e li metteva in un bicchiere che portava con se' nella sua stanza da letto per scioglierli e berli appena prima di coricarsi.
Sia lei sia il marito hanno poi ascoltato le mie argomentazioni e si sono bevuto tutto senza fiatare. "
"Veramente non vedo bene il rapporto tra questo e la sua morte. E tutti quei libri magici che importanza hanno?" domandai poco convinto.
"Residui di credenze medioevali cha la scienza ha ormai dimostrato falsi. La cosa che ci interessa di piu' e' che si tratta di libri ed articoli molto rari e costosi. Capite?"
"Veramente no; comunque ora chiamiamo il nipote."
James Perkin si presento' a noi tre con un'aria ansiosa ed incerta. Strizzo' un paio di volte gli occhi vagamente porcini, si asciugo' il palmo delle mani sui pantaloni e chiese:
"Dunque, ispettore, mio zio e' rimasto vittima di un intruglio 'magico' , o e' stato quel Parmenter?"
"Non possiamo ancora esprimere un'opinione. Vorrei che ascoltaste quanto ha da dire il signor Sherlock Holmes, che mi assiste in questa indagine" replico' MacDonald.
"Dunque, signor Perkin - inizio' Holmes - come avrete saputo vostro zio e' morto per avere ingerito della stricnina. Ora, potrebbe essersi suicidato, ma questa e' la possibilita' meno probabile, per vari motivi. Potrebbe anche essersi avvelenato per sbaglio; pero' ho esaminato i libri che leggeva, e per quanto ingenuo e folle fosse ormai diventato, e' chiaro che era in un certo qual senso un esperto di occultismo; sapeva bene che cosa contenevano i suoi "filtri magici" e non avrebbe certo commesso un errore cosi' grossolano. No, signor Perkin, Lord Butler e' stato avvelenato da qualcuno che gli ha propinato dalla stricnina.

Resta il problema di come abbiano potuto fargli ingerire della stricnina. Il fatto e' che si tratta di un alcaloide molto amaro. Come farla bere a Lord Butler? C'era un solo modo: mescolarla con qualcosa che fosse amaro per sua natura. Ho gia' escluso le erbe "magiche" e la tisana che vostro zio usava. Ma restano questi!"
Come un prestigiatore che faccia comparire un coniglio, Holmes estrasse il sacchetto dei sali purgativi, un bicchiere con una piccola quantita' degli stessi, e la bottiglia d'acqua che si trovava sul comodino del defunto.
"Watson, che cos'e' questo?"
Esaminai i grossi cristalli chiari, un po' sbriciolati, che Holmes mi mostrava. Ne assaggiai una piccolissima quantita' sulla punta della lingua e non ebbi dubbi.
"Sale di Epsom; ovvero solfato di magnesio. Sono sali purgativi di gran moda."
"Detti comunenente 'sale amaro' !" ribadi' Holmes.
"Secondo voi, quindi, Parmenter avrebbe aggiunto della stricnina ai sali mentre era qui? Interessante teoria - commento' Perkin, con un sorriso leggermente ironico - Ma non c'e' veleno in quei sali, signor Holmes, e secondo me dovreste indagare meglio. Io stesso talvolta uso quel sale amaro, e ne ho preso un po' proprio stamattina. Come vedete non sono morto"
Holmes parve deluso.
"Eppure io pensavo... Mi scusi, signor Perkin, vorreste assaggiare un po' di questi sali e dirmi se secondo voi sono gli stessi che avevate in casa da qualche tempo?"
Holmes prese il bicchiare contenente una piccola quantita' di cristalli ed aggiunse un po' d'acqua alla polvere, che si sciolse subito. Perkin fece un'espressione incerta, e dichiaro':
"Vi dico che ne ho presi stamattina. Certo che se avessi saputo di questa possibilita'... ho corso un bel rischio!".
Poi scrollo' le spalle, afferro' il bicchiere e bevve d'un fiato. Holmes lo osservo' con interesse, tamburellando le dita sul tavolo.
MacDonald intervenne: "Ditemi Holmes, questi sono i sali del sacchetto che era in bagno, vero?"
"Be', si' e no; si tratta di un piccolo avanzo di quei sali che erano in un bicchierino dietro le medicine di Lord Butler, sul suo comodino. La governante mi ha confermato che era precisissimo nelle dosi che prendeva. L'ultima volta deve averne prelevato troppo e ne avra' avanzato un po'"
La reazione del giovane Perkin a queste parole fu sorprendente.
"No! No! Dottor Watson, datemi un antidoto, presto! Fatemi vomitare, sto per morire! Aiuto!"
Scattai in piedi allarmato.
"Che dite, signor Perkin? Non puo' essere! Non vi e' veleno in quei sali, lo avete detto voi stesso!"
"Si', si', in quel residuo vi e' della stricnina, l'ho messa io! Aiuto! "
Holmes si sedette tranquillamente.
"Calma, signor Perkin. Il mio era un bluff! Non vi e' nulla in quel bicchiere. Ci avete detto quello che volevamo sentire."
Perkin si fermo' di colpo guardando Holmes con un'espressione di odio quale raramente ho visto sul volto di una persona. MacDonald estrasse un paio di manette e fece un cenno all'agente, che accorse.
"Maledetto! Maledetto! Come avete capito?" impreco' Perkin alla volta di Holmes.
"Voi siete sostanzialmente un lazzarone che viveva alle spalle di vostro zio, il quale ad un certo punto si e' stancato di mantenere voi ed i vostri hobbies: orologi preziosi, certo, ma prima ho visto anche un giornale aperto alla pagina delle corse; non mi sorprenderei che si scoprissero altri piccoli vizietti, vero?"
"Tutto andava bene - disse Perkin, ormai prostrato e con la testa bassa - finche' mio zio non sviluppo' quella maledetta passione per l'occultismo. Spendeva cifre folli per comperare libri antichi, amuleti e polveri miracolose ... a me non voleva piu' dare nulla..."
"Gia'. Era meglio affrettare l'attribuzione dell'eredita' prima che il patrimonio di Lord Butler si riducesse a ben poco!" sottolineo' MacDonald.
"Il signor Perkin quella sera, - continuo' Holmes - fingendo un atto gentile, porto' a suo zio un bicchiere contenente del sale amaro mescolato al veleno. Poi durante la notte scese, controllo' che il veleno avesse fatto effetto e lavo' il bicchiere usato da Lord Butler, per non lasciare tracce. Ora io gli ho insinuato il dubbio di avere ingerito un residuo avvelenato che gli era sfuggito..."

"Holmes - intervenni - ma la porta era chiusa a chiave dall'interno! Come avrebbe potuto una persona entrare ed uscire da quelle stanze? Sappiamo che la mattina dopo nessuno ha toccato assolutamente nulla, e non ci possono essere stati, come dire, dei trucchi..."
"Certo, Watson, avete colto perfettamente nel segno. Non ci sono stati trucchi. Il colpevole e' entrato ed uscito da quella porta come per magia."
"Holmes, volete spiegarci, dunque!"
"Il signor Perkin e' una miscela di genio e ingenuita' come molti criminali non abituali e ha commesso vari errori. Il principale e' stato quello di voler fare sparire le tracce di veleno credendo di eliminare degli indizi, e mettere in difficolta' gli investigatori. In realta' mi ha reso il compito facilissimo."
Holmes si alzo', e si avvicino' alla ciotola contenente i pezzi di orologi che ci aveva indicato prima; ne estrasse una specie di chiavetta e la mise sul tavolo.
"MacDonald, che cos'e' questa secondo voi?"
"Sembra la chiavetta per caricare un grosso orologio a molla."
"No, no. Guardatela bene - disse Holmes mostrandocela - non notate niente di strano? "
Era una chiavetta come quelle che servono a caricare un grosso orologio, ma oltre l'impugnatura essa era costituita da un tubetto di acciaio con un diametro di qualche millimetro, dalle pareti molto sottili. All'estremita' vi era una tacca lunga circa un quarto di pollice.
"Come potrebbe questa chiavetta rotonda fare girare il perno della molla, che e' quadrato, e piu' piccolo? Non dovete dimenticare che sono abbastanza esperto di serrature. Questa, ispettore e' una astuta variazione di cio' che la malavita parigina chiama 'ferro da ricci'. Vi e' abbastanza spazio tra il gambo della chiave e il foro della toppa per poter infilare questo tubetto sulla punta di una chiave che si trova dall'altra parte della porta, agganciarla nella tacca e farla girare. MacDonald, vorreste per favore entrare in quella stanza, cha ha una serratura uguale a quella della stanza del delitto, e chiudervi a chiave? Perfetto, grazie."
Sherlock Holmes si avvicino' alla porta, infilo' lo strano attrezzo nella toppa e lo giro'. La serratura scatto' e la porta si apri' come per magia.
"Sulla chiave dell'altra stanza sono rimasti dei piccoli graffi che corrispondono a questo aggeggio" preciso' Holmes.
"Lasciare questa chiavetta qua attorno, Perkin, e' stato un altro dei vostri errori. Dopo avere avuto questa bella pensata avreste potuto entrare durante la notte nella stanza di vostro zio, ucciderlo con una pistola, sistemare una messa in scena per simulare un suicidio e poi far sparire la chiavetta. Ma forse non avete un'arma da fuoco, o piu' probabilmente non avevate il coraggio di compiere un atto cosi' cruento, e avete preferito il mezzo piu' subdolo del veleno."

"Bene, Mr Holmes, ora ci occuperemo noi di questo bel tomo. Il vostro aiuto e' stato prezioso come sempre. Pero' mi volete spiegare perche' non avete sospettato del dottor Parmenter? o dei domestici? In fondo spesso il personale odia i proprii padroni per motivi futili..."
"Parmenter? Avrei dovuto supporre che fosse venuto qui con della stricnina pronta, e l'avesse mescolata senza farsi vedere, col sale di Epsom, dove noi avremmo trovato dei residui. Ma allora non sarebbe stato logico che provocasse un litigio, che lo rendeva sospetto. E poi Parmenter che motivi avrebbe avuto per ammazzare il vecchio Butler? per ripicca verso un vecchio un po' fissato? Il nostro farmacista mi pare una personalita' piuttosto equilibrata. No, il nipote era quello che aveva i motivi piu' evidenti per eliminare Lord Butler; quando poi ho scoperto quella specie di grimaldello non ho avuto dubbi: solo lui aveva le capacita' tecniche per costruirlo. Quanto ai domestici, quando prima ho parlato con i due, ho ripetuto la storiella del sale amaro. Entrambi hanno bevuto la medicina senza fiatare, solo un po' sorpresi...!" Holmes ridacchio' al ricordo della scenetta cui noi non eravamo stati testimoni.
"Holmes, scusatemi: - chiesi io mentre MacDonald e l'agente stavano portando via Perkin e noi ci stavamo avviando verso casa - perche' ad un certo punto durante la sua perquisizione avete 'assaggiato' le pagine del libro?"
"E' un vecchio trucco bagnare con un veleno gli angoli delle pagine di un libro. La vittima si inumidisce il dito per voltarle, e si avvelena lentamente da sola. Ma e' un metodo incerto e che lascia tracce. Il libro sapeva solo un po' di muffa.
Ed ora Watson, che ne dite di una buona cenetta in quel ristorante italiano, dove servono quell'ottimo vino toscano? Pero' controlliamo che il produttore non si chiami "Borgia! "