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Al telefono con Sherlock Holmes

di Gianluca Salvatori, CHS

[I] trust[s], therefore, that
Mr. Holmes will make every effort
to grant this interview,
and that he will confirm it
over the telephone ["] (ILLU)

Ieri mattina ho telefonato a Sherlock Holmes; e verso sera, già che c'ero, ho telefonato anche al Dottor Watson. Non prendetemi per matto, è tutto vero. Ma a dir la verità non ho parlato proprio con gli originali. Mi sono dovuto accontentare - se così si può dire - di due celeberrimi interpreti dei nostri beniamini: Nando Gazzolo (SH) e Gianni Bonagura (DrW) che nel lontano 1968 hanno interpretato per la RAI "La valle della paura" e "L'ultimo dei Baskerville", due "teledrammi" per un totale di sei puntate trasmessi dal secondo canale.
La tessera di socio onorario della nostra associazione è stata offerta ai due attori, quale iniquo baratto, a titolo di parziale ringraziamento per la loro squisita cortesia e per la totale disponibilità che hanno voluto dimostrarci. Non è da tutti sopportare un seccatore rompiscatole che ti tampina per telefono chiedendoti dettagli su cose accadute trent'anni fa.
Riguardo alle interviste, va osservato che, chi vi scrive si è limitato a tradurre - seppur in un italiano stentato - le domande proposte e selezionate da Philip Weller, MHS, già intervenuto sulle pagine dello Strand con un articolo intitolato "Lo slogan della ditta". Il nostro amico, presidente e coordinatore del gruppo di studi holmesiani chiamato "Franco-Midland Hardware Company" ha in preparazione un volume sulle riduzioni cinematografiche de "Il mastino dei Baskerville" la cui uscita, per i tipi di Rupert Books, è prevista per il prossimo anno. A Weller va il merito di aver dato il via ad una caccia, non ancora conclusa, attraverso la quale siamo stati in grado non solo di rintracciare alcuni tra gli interpreti dello sceneggiato, ma di trovare - tramite il servizio ricerche della Eastern Counties Newspapers Library - un articolo di giornale dell'epoca apparso sul quotidiano della cittadina inglese nella quale il cast ha soggiornato ed addirittura di assicurarci - questa volta grazie al National Trust - alcune fotografie dei luoghi scelti per le riprese.
Dietro suggerimento del nostro presidente pubblicheremo quanto raccolto in due, forse tre, numeri consecutivi dello "Strand", tentando di presentare il materiale con criteri di omogeneità. Per il momento, quindi, vi dovrete accontentare delle interviste agli interpreti principali; il resto - come si dice - alla prossima puntata.

1. Come fu inizialmente coinvolto nella realizzazione dei due film?

NG: Fui scelto dal regista, Morandi, sulla base del fatto che lui considerava il mio tipo di recitazione "di gusto inglese". Io stesso sono stato spesso ispirato dagli attori inglesi che considero i più grandi del mondo. E poi c'è l'immortale Shakespeare che io amo più di ogni altra cosa. Anche se in Italia oggi è difficile poterlo rappresentare. I personaggi sono così tanti e così complessi che non è così facile poter allestire uno spettacolo.

GB: In poche parole come succede per ogni proposta di lavoro. Mi hanno chiesto se volevo partecipare a fare uno o due romanzi sceneggiati tratti da due romanzi di Conan Doyle e mi proposero la parte di Watson. Il regista era Guglielmo Moranti.

2. Aveva già letto qualche avventura di SH prima di girare il film?

NG: Non avevo mai letto nulla di Sherlock Holmes prima. Quando seppi che avrei dovuto interpretarlo mi precipitai in libreria e comprai quanto possibile. Riuscii a trovare alcune storie ed i romanzi. Mi appassionai. Le storie sono molto belle, affascinanti. Le ambientazioni e le trame sono avvincenti. Ricordo ancora di averli letti con estremo piacere.

GB: A tanti anni di distanza non so se le ho lette in quell'occasione oppure". Credo di sì. Però non ho particolari ricordi. Allora, a quel tempo lì, in attesa di avere più particolari e la sceneggiatura di quello che avrei dovuto fare andai per librerie, a Napoli, e presi quattro o cinque Edizioni Tascabili Mondadori dei romanzi di Conan Doyle. Non ricordo quali con precisione ma c'era anche Il mastino dei Baskerville. La valle della paura, invece non era in circolazione in libreria.

3. Tra le sessanta avventure, ne ha una preferita?

NG: Al momento non ricordo. Sono passati così tanti anni. Ma mi ricordo che mi appassionai tantissimo. Ci sono certi aspetti che ancora ricordo. L'interesse di Holmes per la scienza e gli esperimenti. Se non sbaglio l'autore, Sir Arthur Conan Doyle, era medico e pare che abbia inserito nei racconti questo elemento perché gli era in qualche modo familiare. Ma ricordo anche la questione della droga. Credo però, che si debba rapportare tutto all'epoca in cui fu scritto. Allora non si era ancora capito il vero dramma della droga. Certo non era "una bella cosa", ma il farne uso non era considerato in modo così tremendo come oggi. E poi" oggi in farmacia vendono un farmaco che si chiama Prozac. Pare che dia euforia, che aumenti le capacità di attenzione che permetta una maggiore "presenza". Potremmo paragonarlo alla droga di Holmes, che forse lui usava per acutizzare le sue riflessioni.

GB: Non potrei dirlo. E' passato così tanto tempo che non posso pensare di avere fatto una scelta allora" e magari di aver proposto di sceneggiare un'avventura piuttosto che un'altra. E' tutto piuttosto generico.

4. Lesse gli originali VALL e HOUN immediatamente prima di girare il relativo film?

NG: Certamente. Noi tutti leggemmo le storie alla ricerca di spunti per poter interpretare al meglio i personaggi. Ad esempio ricordo che SH è spesso rappresentato con un naso aquilino A Napoli, con i truccatori, cercai di aumentare il profilo del mio naso, di renderlo un po' più adunco. Ma dovetti rinunciare. Si vedeva il trucco in televisione. Nonostante che altri attori, pur in rappresentazioni diverse, riuscirono a modificare il loro naso. Ricordo Orson Welles e Lawrence Olivier. Mi dispiacque molto non poter recitare con un profilo fedele all'originale.

GB: No non me lo ricordo affatto. In pratica in testa ho solo il concetto di questo grosso personaggio, col suo amico, in avventure di fantasia appoggiate al reale, appoggiate a quella società dell'epoca, ma è un'idea del tutto sommaria e generica.

5. Ci furono delle differenze sostanziali tra la riduzione cinematografica e le storie originali?

NG: Si cercò di rimanere il più possibile fedeli alle storie originali. L'unica cosa che tentammo di fare fu quella di "modernizzare" leggermente il personaggio. In quegli anni imperava 007, che aveva anzi raggiunto il massimo della popolarità. Per questo tentammo di modernizzare il personaggio di SH introducendo un po' d'azione. Non che non ce ne fosse nell'originale. E' vero che SH era un pigro, ma come tutti i pigri quando si muove si muove sul serio. Noi, comunque, cercammo di renderlo un pochino più in sintonia con quella che era la moda dell'epoca. Per il resto non ci permettemmo di intervenire sulle storie - per quanto ricordo - ed il regista Morandi e lo sceneggiatore Anton tentarono di rimanere aderenti agli originali.

6. Il sig. Gazzolo mi diceva che in quegli anni, visto che imperava 007 l'idea fu anche quella di modernizzare, se pur marginalmente, un pochino il personaggio per renderlo più appetibile ad una platea che si cibava di avventura.

GB: Non so se questo risulti a Gazzolo, che magari ne ha discusso col regista, o con lo sceneggiatore. Per quanto mi riguarda con gli abiti di quell'epoca, i baffi anche, non ho affatto l'impressione di aver introdotto una modernità. Mi giunge nuova questa.

7. Le fu permesso di influenzare il modo di rappresentare SH in base alle sue letture personali o fu costretto ad accettare la versione create dal regista e dallo sceneggiatore ?

NG: Una delle cose che cercai di introdurre fu una linea di ironia, anche di autoironia, nel personaggio di SH. Leggendo le storie avevo ricevuto questa sensazione, questa necessità di non rendere il personaggio troppo assorto nei suoi pensieri. Ho cercato di introdurre, di mio, questo lato velatamente ironico. Ma sempre attento a non allontanarmi dall'originale.

8. Cambiò il suo modo di interpretare SH nel secondo film?

NG: No. Perché il personaggio rimaneva quello. Non c'erano differenze nell'originale e non ci furono nella nostra riduzione cinematografica.

9. Vide alter versioni cinematografiche delle avventure di SH prima di girare il film?

NG: No le vidi dopo. E le vidi con estremo interesse. Ricordo con piacere quelle girate proprio dagli inglesi che erano assolutamente fedeli e non si permettevano troppi voli di fantasia.

GB: No prima di girarle no. Tanto più che sono sempre interpretazioni diverse che variano da interprete ad interprete. Però nel corso degli anni, così, come si va al cinema o si sta a casa comodamente, qualche altro film su Sherlock Holmes l'ho visto, mi ricordo, in particolare, uno Sherlock Holmes ambientato ai giorni nostri.

10. La relazione interpersonale tra SH ed il DrW è sicuramente di importanza centrale nel Canone. Come ha affrontato il problema con il suo collega Bonagura?

NG: Certamente la loro relazione è determinante. Bonagura è un grande attore che ha affrontato il compito di interpretare il DrW con la stessa serietà e scrupolosità con la quale io mi sono avvicinato a SH.

11. Le è mai capitato di vedere le versioni cinematografiche interpretate da Basil Rathbone e Nigel Bruce? Cosa pensa del fatto che Watson era ritratto in quei film come una spalla comica?

NG: Watson non è una specie di pagliaccio. Se non sbaglio era proprio lui a scrivere le storie. La sua è una componente essenziale all'interno dei racconti. Quindi non avrei mai tentato di influenzare Bonagura nella sua interpretazione allo scopo di renderlo un comico od un buffone. E poi Bonagura non me lo avrebbe mai permesso. Lui stesso era ben a conoscenza dell'importanza della figura del DrW. Non ci siamo mai sognati di stravolgere i personaggi.

GB: Credo forse di averne visto uno. Ma io non son capace di paragonarlo o di tenerlo come di pietra di paragone a quello che si suppone possa essere stato l'originale che viene fuori dai romanzi. Anche Morandi, il registra era un uomo scrupoloso, che con lo sceneggiatore Edoardo Anton - figlio del drammaturgo Luigi Antonelli - aveva pratica nella drammatizzazione di un romanzo o di una riduzione, vuoi per le scene vuoi per la televisione. Sono convinto che non ci fosse una tendenza caricaturale od una tendenza a soverchiare il testo con delle interpretazioni più a la page, più moderne, intenzionali. C'era un rispetto di fondo delle cose. Anche perché non era l'epoca dei travisamenti. Specialmente su testi così, che poi sono classici della letteratura. In fondo non dobbiamo dimenticare che, partendo dal Wilkie Collins de "La pietra di luna" che sembra essere stato uno dei capostipiti di quel tipo di letteratura, dopo di capolavori veri e propri non è che ce ne siano stati tanti. In seguito il genere chiamato da noi giallo ha avuto molti appassionati, ma la capacità e la voglia di travisare, di stravolgere la realtà per dimostrare delle tesi, non credo proprio che ci fosse di partenza. Anche perché gli eredi erano stati così scrupolosi dal concedere con molta difficoltà i diritti a patto che si trasmettesse una sola volta, senza repliche, ciò vuol dire che avevano letto la sceneggiatura e l'avevano giudicata abbastanza fedele.

12. Peter Cushing ha interpretato SH in due versioni differenti di HOUN. Cosa cambierebbe lei se le venisse data l'opportunità di girare una nuova versione?

NG: Non credo che lo cambierei. Io forse dovrei farmi cambiare da SH. Se non sbaglio lui osservava, ricollegava e deduceva. Io sono un tipo assolutamente distratto. Non osservo, e quindi non posso neanche continuare nel percorso logico. Dovrebbe quindi essere il contrario.

13. Peter Cushing interpretò SH più volte nella sua carriera, ed ebbe la chance di interpretare un Holmes anziano ne "La maschera della morte". A lei piacerebbe avere questa opportunità?

NG: Mi deve scusare ma io sono terribilmente smemorato. Non è per caso quell'attore dallo sguardo profondo, un tipo "segaligno" che ha realizzato anche altri film dell'orrore, dell'orrore di serie B? Se è quello l'ho doppiato io nella versione italiana. Mi ricordo che dava un'interpretazione molto nervosa del personaggio. Molto vibrante. Si credo proprio di averlo doppiato io.

14. Molti attori hanno prodotto delle letture del Canone su audiocassetta. Le piacerebbe poterlo fare?

NG: Certo che mi piacerebbe. Sarei davvero interessato. Ma vede, riguardo ancora all'aspetto del doppiaggio. Io non sono molto d'accordo sul doppiare. Per varie ragioni l'ho fatto anch'io, ma ormai mi sono ricreduto. La voce è almeno il cinquanta percento di una interpretazione. Doppiare un attore significa mancargli di rispetto, significa stravolgere la sua opera. Non sono più d'accordo sul doppiaggio a meno che non si tratti di film d'animazione.

GB: Le assicuro che tante volte ho avuto anch'io la voglia, non pensando a Sherlock Holmes ma pensando ad altri grandi lavori della letteratura, anche italiana, per cultura nostra, di incidere delle cose, ma è un mercato che non esiste qui. Ci vuole un lancio pubblicitario preciso e bisogna creare una certa moda. So che in America queste cose ci sono e c'è gente che comincia un viaggio ed alla fine si è "letta" un libro.

15. Si ricorda quali luoghi furono scelti per girare il film ? Visitò ad esempio Dartmoor prima di girare HOUN?

NG: Ricordo che girammo gli esterni nell'East England. Mi piacque moltissimo la campagna inglese. Ne rimasi innamorato. Credo che il clima sia il principale responsabile di quei prati verdi, di quelli scorci indimenticabili che ancora ricordo. Io vivo in campagna, amo la campagna, ma di quella inglese mi infatuai. Non ricordo precisamente il nome del luogo. La scelta delle zone dove girare può differire dalla originale in cui si sono svolti i fatti, e questo per varie ragioni. Bisogna guardare anche alla facilità di raggiungere i luoghi, alla vicinanza con posti "utili" per registrare. Si cercava un luogo dove ci fosse vicino un castello, una brughiera ed una pianura in modo da poter limitare gli spostamenti con la troupe. Ma ricordo che il castello dove girammo non andava bene. Un signore inglese mi fece notare che non era fedele alla storia. C'era la necessità di un fossato dove doveva sparire l'arma del delitto. Ma quel fossato non era adatto. Proprio un inglese che assisteva alle scene me lo fece notare. Ricordo invece la gentilezza e la cortesia degli abitanti del luogo. Se giravamo vicino ad una villetta, ad esempio, capitava spesso di essere invitati per una tazza di the. Ricordo anche che la stampa locale fu molto interessata al nostro lavoro. Fummo intervistati dalla BBC, se non erro, ed anche da alcuni giornali locali. Ricordo ancora il titolo di uno di questi "Giovane attore italiano interpreta SH". Allora ero giovane, beh, ero più giovane. Ma suscitammo un certo scalpore e nei giornali locali si dovrebbe poter trovare una traccia.

GB: Mi ricordo che un posto dove sicuramente abbiamo girato è Cromer. Se lei guarda su una carta lo trova a meno di cento chilometri da Londra. Ci stemmo una settimana, credo, girando in un castello dove avevano affittato alcuni locali. E poi nei dintorni per gli esterni. Per altri esterni abbiamo girato, per esempio, sul lago di Nemi. Non saprei dirle con precisione in che posto. Però evidentemente, o la vegetazione od in riva al lago qualche cosa poteva richiamare, poteva essere così ingannevole ed equivoco tanto da potersi usare come se fosse Inghilterra.
Mi ricordo che girammo in estate perché ricordo che soffrivamo il caldo con i costumi, con i cappotti. Forse potrei avere una o due fotografie prese privatamente durante le riprese in Inghilterra, non le posso giurare, ma se le trovassi certamente glie le spedirei.