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Il problema delle cinque pipe

di Valter Pandolfi

Non so come sarebbe stata la mia vita se non avessi conosciuto, quasi per puro caso, il mio amico Holmes. Oltre al caso però devo ringraziare, ironia della sorte, anche la retta dell'albergo dove mi ero stabilito al ritorno dalla campagna afgana. Quella retta infatti, troppo alta per le mie poco abbondanti possibilità economiche, mi costrinse a cercarmi, prima un altro alloggio, poi un compagno col quale dividere l'affitto di quell'appartamento che avevo trovato al 221/B di Baker Street. Quel compagno era Sherlock Holmes, e da quel giorno quell'appartamento è stato testimone di così tante avventure che mi è sinceramente difficile immaginare la mia esistenza senza la presenza, vicina o lontana che sia, del mio famoso amico. Col tempo, poi, cominciai sempre di più a conoscere e ad apprezzare la straordinaria personalità del mio coinquilino, e non faticai molto ad adattarmi ad una convivenza che all'apparenza poteva anche sembrare difficile. E oggi, tanto per fare un esempio, quando, tornando a casa, ritrovo lo studio pieno di vapori, di odori acri o di fumo dovuti ai suoi esperimenti di chimica o alle sue lunghe fumate di pipa, mi limito ad aprire la finestra senza far rumore mentre un sorriso di comprensiva riconoscenza mi sale alle labbra. A proposito delle fumate di pipa proprio ad una pipa, anzi per essere preciso ad alcune pipe, è legata una delle più strane e misteriose avventure che mai ci siano capitate, un'avventura che ancora oggi mi ritorna in mente ogni volta che vedo delle pipe che hanno una qualche somiglianza con quelle della storia che sto per raccontarvi.
Tutto cominciò in una dolce mattina di aprile. Da alcuni giorni Holmes, come al solito infaticabile quando una cosa lo interessava, era alle prese con filtri e alambicchi. L'azzurro del cielo e l'aria fresca non sembravano interessarlo più di tanto ed io, oltre a dare qualche pigra occhiata fuori dalla finestra, mi limitavo a sfogliare senza troppo entusiasmo qualche pubblicazione di medicina. Non avevo voglia di uscire da solo, ma sapevo anche che in certe giornate che la primavera londinese ci concede sempre con la dovuta parsimonia nonsarebbe stato davvero il caso di rimanere chiusi tra quattro mura. Non mi restava quindi che aspettare un cenno di Holmes, un cenno che però sembrava non venire. Ma come spesso accade anche quella volta il destino decise per noi. L'orologio sul caminetto aveva appena finito di segnare le dieci e mezza quando dalle scale sentimmo provenire dei passi affrettati. Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta e, quasi senza aspettare la nostra risposta, un agente di Scotland Yard entrò trafelato nello studio.
- Avrei urgente bisogno di parlare col signor Sherlock Holmes - disse il poliziotto ansimando visibilmente.
- Sono io - rispose allora il mio amico, e continuò - Signor agente, sono naturalmente a sua completa disposizione, ma la prego per il momento di mettersi a sedere e di riprendere fiato. -
L'uomo guardò per un attimo la poltrona di velluto che gli veniva offerta e si accomodò sedendosi sul bordo. Holmes aspettò che il respiro del nostro ospite si facesse meno affannoso, poi gli rivolse la parola.
- Lei, da quello che posso dedurre, viene dal distretto di Bloomsbury, ha trovato la porta della nostra casa aperta e salendo da noi ha sicuramente sporcato le scale che la signora Hudson aveva appena finito di pulire... Se non sbaglio poi mi sentirei anche di affermare che non più di un'ora fa lei è stato alle prese con una buca che con molte probabilità potrebbe anche essere quella di un cimitero. -
Il poliziotto si tolse il cappello che evidentemente si era scordato di avere in testa e mi guardò con aria meravigliata.
- Non si preoccupi, agente. - gli disse Holmes - Non sono un mago ma solo un modesto osservatore. Il fatto che lei provenga dal quel distretto l'ho dedotto vedendo dalla finestra l'altro poliziotto che è seduto nella carrozza ferma sulla strada. Un mese fa prestava servizio a Bloomsbury, e visto che è vicino alla pensione non penso proprio che l'abbiano trasferito alla fine della sua carriera. Per quello che riguarda la porta, poi, la cosa è altrettanto semplice. L'aveva lasciata aperta la nostra padrona di casa per far asciugare prima le scale che aveva appena finito di pulire con lo straccio bagnato. I rumori che si sono sentiti per una mezz'oretta sono stati fin troppo chiari. Il suo passaggio, poi, non può non avere lasciato traccia. -
Il giovane agente si guardò per un attimo le scarpe.
- Con quelle scarpe piene di terra fresca ne deve aver fatte di orme su per le scale. Ma non si preoccupi, non è colpa sua. Evidentemente non ci ha nemmeno fatto caso e con la signora Hudson ci parlerò io. -
Il giovane continuava a guardare meravigliato il suo interlocutore.
Holmes continuò a parlare.- Dato che, cosa strana per Londra, sono quasi sette giorni che non piove e l'aria non è per niente umida, quella terra con molta probabilità dovrebbe venire da una buca o, meglio ancora, da una fossa, una fossa che era stata scavata per una bara visto che la seconda persona che aspetta giù in carrozza accanto al suo collega è senza ombra di dubbio un custode di un cimitero. Ma adesso se non le dispiace, signor agente, vorrei sentire dalla sua voce quali sono i motivi che l'hanno spinta sin qui in tutta fretta.
Il poliziotto tirò un gran sospiro. - Sarei ben lieto di accontentarla, ma, con tutto il rispetto, signor Holmes, il capo mi ha detto di accompagnarla subito alla Centrale e io preferirei... -
- Io invece - gli rispose il mio amico - se la cosa non la disturba, vorrei sentire anche il suo racconto, ma lontano dal chiasso e dall'andirivieni di un posto di polizia. Lei era presente ai fatti e certi particolari col passar del tempo potrebbero andare perduti.
- È successa una cosa strana, signor Holmes. Due vedove al cimitero, non si conoscevano ma i loro mariti sono morti. Ci sono molte cose in comune tra le due faccende... così il capo ha voluto vederci chiaro e ha fatto riesumare le salme e poi mi ha detto di venire da lei. Poi quello strano racconto delle pipe... -
Holmes, che aveva ascoltato in silenzio, con gentile fermezza interruppe il racconto. - Agente - gli domandò - non è da molto che lavora alla polizia vero? -
- In effetti sono solo due mesi, signor Holmes. Due soli mesi ma mi trovo davvero bene dentro questa divisa -.
- Questo non lo metto in dubbio ma, se non sbaglio, oggi è stata la prima volta che ha assistito all'esumazione di un cadavere, vero? -
- Non uno ma due cadaveri, signor Holmes. Come prima volta non c'è che dire... -rispose l'agente con un sorriso di tenera ironia verso se stesso.- Sono rimasto impressionato, non lo nego. Ma c'è anche da tener conto che la morte di quei due uomini risaliva ad alcuni giorni prima e... non è stato davvero un bello spettacolo -
Il respiro del giovane poliziotto era ancora affannoso.
- Se permette, ora vorrei farle io alcune domande - intervenne allora Holmes.
- Con piacere - disse come sollevato da un peso il nostro ospite.
- Lei ha parlato di due vedove e di un cimitero. -
- Sì. -
- E ha parlato anche di molte analogie tra, come ha detto lei, le due... faccende -
- Esattamente. -
Holmes guardò per un momento i suoi alambicchi poi continuò: - Le due vedove si conoscevano? -
- No. Non si conoscevano affatto. Almeno così ci hanno riferito. -
- Ma allora - disse il mio amico con calma - se queste due donne non si conoscevano può spiegarmi come hanno fatto ad accorgersi che i loro mariti erano morti allo stesso modo? -
- È stato un caso, signor Holmes. Un puro caso. Quelle due signore stavano sistemando i fiori sopra le tombe dei loro cari e una delle due si è avvicinata all'altra per chiederle una bottiglia per andare a prendere dell'acqua e gettando lo sguardo sulla data di morte scolpita sulla lapide si era accorta che la persona che vi era sepolta era morta solo due giorni prima del suo povero marito. Poi... si sa come vanno queste cose... un po' la curiosità, un po' la tristezza della solitudine. Il fatto sta che le due donne si sono messe a parlare tra di loro e con grande sorpresa si sono accorte che i loro mariti erano morti in circostanze praticamente identiche. -
Vedevo gli occhi del mio amico brillare. Non perdeva nemmeno una sillaba di quello che gli veniva raccontato e già, ne ero sicuro, il suo cervello si era messo in moto a pieno regime.
- Quali sono queste circostanze praticamente identiche? -
- Quando le due donne ce l'hanno raccontato stentavamo a credere a quello che ci veniva riferito, ma poi abbiamo fatto delle ricerche ed è venuto fuori che era tutto vero. D'altronde, poi, per quale motivo avrebbero dovuto mentire? Due donne così gentili. -
- Che cosa hanno raccontato ? -
L'agente cercò di riordinare le idee. - I loro mariti che di solito andavano a coricarsi verso le dieci, dieci e mezza di sera, quella volta avevano atteso la mezzanotte e si erano messi a fumare una pipa. Pochi minuti dopo aver finito la fumata si erano accasciati a terra, e i dottori accorsi non poterono fare altro che constatarne la morte. Una morte che, secondo i referti ufficiali, è da attribuirsi a cause naturali. -
- È a conoscenza di quali sono le cause? -
- Se ho sentito bene dovrebbe trattarsi di infarto, ma per essere sicuro deve chiederlo al medico legale della centrale. Ma l'altra cosa sorprendente -
continuò l'agente che stava riprendendo fiato e coraggio - è che le pipe dei due uomini sono quasi identiche tra di loro. Capisce, signor Holmes? Due persone morte in circostanze identiche con due pipe identiche! Non le sembra strano? -
- Fin troppo strano - rispose Holmes alzandosi per andare a spegnere uno dei suoi fornelletti per gli esperimenti. - Fin troppo strano. -
- E...questo è davvero tutto - concluse l'agente alzandosi anche lui dalla poltrona dov'era seduto.
- Signora Hudson - chiamò Holmes aprendo la porta dello studio - può venire qui un momento? -
La nostra governante ci raggiunse subito. - Signora Hudson -le disse il mio amico con gentilezza - Noi dobbiamo uscire per un impegno improvviso e avrei bisogno che mi facesse un favore -
- Mi dica pure signor Holmes - rispose sorpresa la signora.
- Fra una decina di minuti, se non le dispiace, dovrebbe spegnere quel fornelletto. Purtroppo il tempo di reazione non è ancora terminato e quella soluzione deve continuare a bollire ancora un poco. -
La signora ascoltava Holmes e guardava le scarpe del poliziotto. - La ringrazio della sua pazienza - continuò il mio compagno d'avventure - e la prego di accettare le nostre scuse per il fatto delle scale infangate e... dato che ha appena terminato di lavarle di nuovo le prometto che prima di uscire ci puliremo bene le scarpe. -
Al Comando di polizia c'era un'attività frenetica. Appena entrati un giovane ispettore ci venne subito incontro. - Buongiorno signori. Sono l'ispettore Marshall, Richard Marshall. È un vero piacere fare la vostra conoscenza. - ci disse porgendoci la mano. - Vorrei il vostro parere - continuò facendoci accomodare in un ufficio un po' appartato - per quello che riguarda un caso che, a chiamarlo alquanto singolare, è davvero poco. -
L'ispettore ci raccontò più o meno le stesse cose che ci aveva già riferito l'agente che era venuto a prenderci a casa. Holmes lo ascoltava in silenzio. - Cosa ne pensate, signori? - ci domandò il poliziotto appena ebbe finito di parlare.
- Gli elementi dei quali siamo a conoscenza fino ad ora sono alquanto significativi ma, almeno per il momento, non ci permettono in ogni caso di formulare una teoria precisa. Penso comunque che una delle ipotesi da tenere in considerazione sia quella di un duplice, ben mascherato omicidio. La mia, come ho già detto prima, naturalmente non può essere più di una semplice ipotesi, ma, se si trattasse veramente di omicidi bisogna anche dire che il caso in questa occasione non ha davvero aiutato il nostro presunto assassino. In una città grande e popolosa come Londra, chi sarebbe andato a pensare che due persone morte a parecchie miglia di distanza l'una dall'altra si ritrovassero ad essere sepolte in due tombe poste così vicine tra loro? - Per adesso - continuò il famoso investigatore già immerso completamente nella sua parte - non ci resta che attendere i risultati dell'autopsia e cercare, se è possibile, di ottenere delle informazioni utili dai familiari dei due uomini morti. -
L'ispettore ebbe un sorriso compiaciuto - Se vuole può farlo sin d'ora. Ho convocato le due vedove e in questo momento sono di là che stanno aspettando. -
Fummo condotti in un altro ufficio dove due donne vestite di nero stavano sedute fianco a fianco su una lunga panca di legno chiaro. - Signora Oatley, signora Miles, vi presento il signor Holmes e il dottor Watson. - Le due donne si alzarono nello stesso momento.
- State pure comode - disse allora l'ispettore. - Il signor Holmes, noto investigatore, avrebbe bisogno di rivolgervi alcune domande. -
Le due donne annuirono anche in quella occasione nel medesimo istante. Holmes prese una sedia e si accomodò di fronte a loro. Cominciò a parlare con quella che almeno dall'aspetto sembrava la meno giovane delle due. Una donna magra, sulla cinquantina, con la faccia pallida e gli occhi umidi di un pianto recente. - Mi scusi, signora Miles, - le disse Holmes - se mi permetto di rivolgerle alcune domande sui tragici, dolorosi fatti che le sono accaduti di recente, ma se vogliamo cercare di raggiungere la verità sulla morte del suo povero marito non possiamo farne a meno. -
- Sono a sua disposizione - rispose la donna con un filo di voce - anche se...in tutta sincerità...non...non riesco proprio a capire come sia potuto accadere che il mio povero James e il marito della signora Oatley siano morti in circostanze così simili. -
- Lei dove abita signora Miles? -
- Io abito nel Westham. -
- E lei, signora Oatley? -
- Nel Bloomsbury. -
- Se non sbaglio tra un quartiere e l'altro ci sono all'incirca otto miglia ,vero? -
- Proprio così - rispose prontamente la signora Miles.
- E come mai i vostri mariti sono stati... sepolti tutte e due nel medesimo cimitero? -
La signora Miles si asciugò gli occhi bagnati. - È stato solo un caso, un puro caso, signor Holmes - disse con la voce rotta dall'emozione. - Mio marito è stato sepolto così lontano dalla nostra casa perché anche i suoi genitori, morti oramai da molti anni, riposano in quel cimitero, e ho pensato che fosse giusto che anche il mio James avesse la sua ultima dimora terrena accanto a loro -
- I genitori di suo marito avevano abitato nel Bloomsbury? -
- Solo negli ultimi anni della loro vita. Avevano preferito lasciare la loro precedente casa a me e a James, che ci eravamo sposati da poco, ed erano andati ad abitare in un appartamentino nel Bloomsbury. Noi non volevamo, ma loro dicevano che era giusto che due giovani sposi abitassero in una casa con parecchie stanze, mentre a loro sarebbero bastati quei pochi locali che avevano acquistato molti anni prima. -
- Lei e suo marito quindi - domandò Holmes - non conoscevate la famiglia della signora Oatley? -
- No. Non la conoscevamo e non avremmo mai pensato che purtroppo i nostri destini si sarebbero incrociati in una maniera così tragica. -
Holmes tirò fuori la pipa e chiese, prima alle donne e poi all'ispettore, il permesso di fumare. Dopo alcune lunghe boccate si rivolse ancora alla signora Miles. - Mi è stato riferito, signora, che suo marito è morto intorno a mezzanotte e mezza, subito dopo aver finito una fumata di pipa. -
- È proprio così, signor Holmes. -
- Era normale per suo marito fumare a quell'ora di notte? -
- A dire la verità, no. Il mio povero James era un tipo metodico e di solito andava a letto verso le dieci di sera. Certo che, in occasione di compleanni, anniversari o cose del genere andava a dormire più tardi ma, mi sembra ancora di vederlo, povero caro, quando non riusciva a trattenere gli sbadigli per il sonno. -
- Se permettete - aggiunse la signora Oatley, una bella donna sulla quarantina, dagli occhi grigio-azzurri che manteneva il suo fascino nonostante avesse lo sguardo e il viso segnati dal dolore - adesso che mi ci fate pensare anche mio marito la sera della sua morte ha fumato la sua pipa verso la mezzanotte, un'ora sicuramente insolita per lui che, anche se a volte decideva di attardarsi la sera nel suo studio o in salotto a leggere i suoi amati libri, si faceva la sua ultima fumata della giornata subito dopo cena e non oltre. - La voce della donna si incrinò per un momento.- Di questo, ne sono sicura. -
Holmes fece alcuni passi per la stanza poi si rivolse nuovamente alle due vedove. - Vostro marito era un appassionato di pipe? -
- Era un intenditore e un...come potrei dire...un collezionista...moderatamente appassionato. - rispose subito la signora Oatley.
- In che senso moderatamente appassionato? - chiese allora Holmes. La giovane donna attese un attimo prima di rispondere.
- Il povero Peter aveva molti interessi e uno di questi era quello delle pipe ma, come in tutte le cose che lo riguardavano, cercava sempre di non farsi coinvolgere troppo. Voleva rimanere sempre lucido, diceva lui con una punta di orgoglio. Ci volevamo bene - continuò la donna - ma avevamo dei caratteri molto diversi. -
- E suo marito, signora Miles? -
- Mio marito amava le pipe. Se avesse avuto le possibilità economiche ne avrebbe comprata una al giorno. Non si può certamente dire che era un fumatore accanito, ma quelle poche volte che fumava si vedeva che lo faceva con il gusto di farlo e non per abitudine. -
Il mio amico stette un paio di minuti in silenzio poi si rivolse all'ispettore. - Potrei vedere le due pipe? -
- Per il momento - rispose il giovane poliziotto con in faccia un'espressione di malcelato imbarazzo - non ne siamo in possesso, ma avevo già pensato di far accompagnare a casa le signore e di far portare le due pipe al comando. Avrei intenzione di farle analizzare. La prudenza non è mai troppa. Ma non si preoccupi. Quando sarò in possesso dei risultati del laboratorio la farò subito chiamare. -
- Bene - disse allora Holmes - a questo punto non ci resta che tornare al nostro alloggio. -
L'ispettore ci accompagnò alla porta e chiamò una carrozza. Nel congedarsi il mio amico si rivolse ancora al poliziotto. - Ispettore Marshall, se non le dispiace vorrei chiederle una cortesia. -
- Sono a sua disposizione, mi dica. -
- Se può, non faccia sapere niente alla stampa di questo caso. Almeno per ora. Potrebbe rivelarsi un grave errore. -
- Farò come vuole lei, signor Holmes. - fu la laconica risposta dell'ispettore.
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Holmes riuscì a terminare i suoi esperimenti ed io aspettai l'evolversi degli eventi in un'attesa che non aveva più niente di noioso. Il mio amico non disse una parola sui fatti appena accaduti e su quelli che potevano accadere. Solo verso le dieci di sera chiudendo la finestra dalla quale stava entrando un'aria che aveva il sapore di una pioggia imminente si rivolse a me dicendomi - Le consiglio, mio caro amico, di coricarsi presto questa sera. Domani potrebbe essere una giornata faticosa. -
La mattina dopo mi svegliai fresco e riposato. Rimasi per qualche minuto nel letto poi, spinto da un robusto appetito, andai nel salotto. - Sono quasi le nove e ancora non si è fatto vivo nessuno - dissi ad un Holmes già vestito di tutto punto. Il tempo di finire la frase e sentimmo una carrozza fermarsi sotto la nostra finestra. - Eccoli - mi disse Holmes.
Il poliziotto di turno fece le scale quasi di corsa. Il tempo di finire la colazione che, nell'incertezza del prossimo pranzo, si era rivelata, almeno per quello che mi riguardava, molto generosa, e ci ritrovammo nella carrozza della polizia. Al Comando la faccia dell'ispettore non era per niente allegra. - L'autopsia non ha rilevato niente di particolarmente interessante. - ci disse appena ci fummo accomodati nel suo ufficio. - Sembra proprio che i due uomini siano morti per cause naturali. Niente traccia di veleno o di altre sostanze tossiche... -
- Ma per arrivare alla verità non c'è solo l'autopsia, - disse allora il mio amico con serafica calma.
- Ma non abbiamo il benché minimo indizio, signor Holmes. E francamente...non so proprio da che parte cominciare. -
- Potremmo cominciare dalle pipe, per esempio -
- Le pipe? Ah sì, le pipe! Me ne ero quasi dimenticato! - esclamò l'ispettore - ma purtroppo, signor Holmes, debbo dirle che neanche le pipe contengono la benché minima traccia di veleno. Comunque vado subito a prendergliele: chissà se lei non riesca a tirarci fuori qualche cosa di più interessante -
Holmes osservò le pipe a lungo aiutandosi anche con la lente d'ingrandimento. Il suo sguardo era concentrato, attentissimo. - Bene -> disse dopo una decina di minuti appoggiando delicatamente le due pipe sopra un tavolo.
- Ha scoperto qualcosa di importante? - gli chiese l'ispettore. Holmes stette un attimo soprappensiero.
- Lei vuole scoprire un eventuale assassino? - fu poi la sua risposta. Il poliziotto lo guardò spalancando gli occhi. - Certo! - esclamò - Certo! -
- Allora - fece il mio amico - le debbo chiedere ancora una volta di usare il massimo riserbo con la stampa. -
- Se qualcuno chiedesse informazioni, risponderò che per noi il caso è chiuso - fu la risposta del giovane ispettore, - Ma - insistette - mi dica, ha scoperto qualcosa di interessante? -
- Alcuni indizi ci sono - fu la risposta di Holmes - ma non so ancora con certezza se sono quelli che ci potrebbero portare sulla strada giusta. Quando e se verrò a conoscenza di elementi più importanti e significativi le assicuro che lei sarà immediatamente avvertito. -
Negli occhi dell'ispettore Marshall notai un lieve, quasi impercettibile lampo d'incertezza. - Cosa ci consiglia di fare signor Holmes? - domandò.
- Intanto vorrei avere l'autorizzazione di poter portare con me queste due pipe per un paio di giorni; poi, se vuole un mio parere, ispettore Marshall, io manderei qualche agente a controllare i certificati delle morti avvenute in queste ultime settimane. Non vorrei che questa storia fosse più grossa di quello che pensiamo -
Il poliziotto ci pregò di aspettare qualche istante. Poco dopo uscì da un ufficio posto in fondo al corridoio. - Il capo ha detto che può tenere le pipe per tutto il tempo che vuole, signor Holmes. Per quello che riguarda i certificati delle morti, darò disposizioni al più presto. Dovremmo tenerci in stretto contatto. Buona o cattiva che sia, questa storia deve pur avere una soluzione. -
- La ringrazio, ispettore - disse Holmes dandogli la mano in segno di congedo. Una volta usciti, lo sguardo del mio compagno cercò subito una carrozza. Quando fummo saliti sentii Holmes indicare al vetturino un indirizzo che non conoscevo.
- Ma dove andiamo? - gli chiesi.
- Dal professor William Chadwick. - fu la sua risposta. Io ne sapevo come prima. Dopo una decina di minuti la mia curiosità ebbe il sopravvento.
- E cosa ci andiamo a fare da questo signore? -
- Il professor Chadwick è un famoso esperto di pipe. -
- Ma se non sono avvelenate che cosa potrebbero rivelare di tanto importante? - gli domandai allora io.
Holmes tirò fuori le due pipe da un involucro di stoffa nelle quali erano avvolte. Le presi in mano e subito mi sentii osservato da due sguardi dal sorriso enigmatico. Erano gli sguardi dei volti scolpiti nelle pipe. Due pipe diritte, molto somiglianti tra loro e di una straordinaria eleganza. - Caro amico - mi disse Holmes mentre gli zoccoli dei cavalli sbattevano ritmicamente sul selciato - come avrà notato queste due pipe sono quasi identiche e a mio parere con molta probabilità provengono dalla stessa zona di produzione. Inoltre penso anche che siano di grande valore. E tutte queste coincidenze non possono essere del tutto casuali. -
- E perché non ha detto tutto questo all'ispettore Marshall? -
- L'ispettore Marshall è un giovane in gamba, ma ha la stampa alle calcagna - mi rispose Holmes - e in queste occasioni non si può correre il rischio di far trapelare la benché minima notizia. Nessuno, tantomeno il nostro eventuale assassino, deve essere a conoscenza né di quello che sappiamo né di quello che facciamo. Se c'è davvero un assassino di mezzo - continuò - è sicuramente una persona molto astuta e deve aver preparato tutto il suo piano nei minimi particolari. Ma, se non le dispiace, preferirei cambiare discorso, amico mio, lei sa benissimo che non amo tirare le conclusioni prima del dovuto. -
Passarono altri minuti rotti solo dai rumori della strada e della città, poi ci fermammo davanti ad un bel palazzo settecentesco dalla facciata severa ed elegante. Il professor Chadwick ci accolse con squisita cortesia. Era un uomo anziano ma non ancora vecchio. I capelli che gli cadevano folti e bianchi sulle spalle e le rughe che solcavano il suo viso magro ma non sciupato gli davano un'aria di vissuta saggezza. - Sono molto onorato della vostra visita - ci disse appena ci vide. - No... - continuò - non c'è bisogno che vi presentiate. La vostra fama è sicuramente giunta più lontano del secondo piano di un modesto palazzo di Londra. -
Io a queste parole guardai gli affreschi del soffitto e ripensai alle stanzette del nostro alloggio a Baker Street rendendomi subito conto, però, che quelle stanzette non le avrei cambiate con nessuna dimora principesca. Nel frattempo che ero alle prese con questi pensieri il mio amico aveva già mostrato le pipe al professore, che le stava guardando anche lui con estremo interesse. Dopo alcuni minuti lo studioso le pose delicatamente sul tavolo.
- Sono pipe di rara bellezza, con il fornello e una parte della canna in schiuma di mare e il bocchino in ambra. Di squisita fattura e di eccezionale qualità. Pipe finemente lavorate, certamente da collezione e di elevato valore. Valgono sicuramente decine di sterline.
- Decine di sterline! - esclamai sorpreso.
- Sono dei veri capolavori, dottor Watson. Dei veri capolavori. Nella lavorazione di questi preziosi oggetti ogni passaggio deve essere effettuato a regola d'arte. - L'uomo riprese una delle due pipe e continuò - Osservi bene il viso scolpito sul fornello, dottore. Solo un vero artista può creare uno sguardo così enigmatico e penetrante, solo un vero artista. -
- E...se non chiedo troppo, potrebbe dirmi da dove provengono? - domandò Holmes.
- In teoria sembrano di fabbricazione orientale, ma queste pipe hanno una particolarità che non permette di stabilire con sicurezza il loro luogo di provenienza - rispose il professore facendo cenno al mio compagno di avventure di avvicinarsi a lui.
- Come potrà notare, signor Holmes, su queste pipe non ci sono né marchi, né iniziali, né altro che possa in qualche modo indicarci con certezza la loro provenienza. -
Holmes stette per qualche secondo in un immobile silenzio. - Posso chiederle un'ultima cortesia, professor Chadwick ? - disse poi il mio amico alzandosi.
- Dica pure - rispose il nostro interlocutore riponendo gli occhiali nel taschino della giacca.
- Lei pensa che a Londra ci possa essere qualcuno capace di eseguire pipe del genere? -
L'uomo si rimise gli occhiali, aprì un cassetto della scrivania, prese un foglio e per alcuni minuti fu intento nella scrittura. - Tenga questo foglio -disse ad Holmes - è una lista di ottimi artigiani e fabbricanti di pipe. Ma...se posso darle un mio parere spassionato, anche se non ne sono del tutto sicuro, penso che l'autore di questi stupendi oggetti non sia un europeo ma un orientale o comunque una persona che ha vissuto per molti anni in oriente. Per assimilare certe tecniche occorre il luogo giusto, molto tempo e molta dedizione. -
- Questo però non esclude che le pipe possano essere state fabbricate in Europa - disse Holmes.
- In Europa o in altre parti del mondo - fu la risposta del professore. Il tempo di bere uno sherry e fummo di nuovo sulla strada. Il mio amico si mise subito alla ricerca di una nuova carrozza. E ancora una volta lo sentii indicare al vetturino un indirizzo che non conoscevo. Lungo la strada mi accorsi che ci stavamo dirigendo verso il Westham.
- Se non sbaglio stiamo andando a trovare una delle due vedove, non è vero? -
- Stiamo andando a casa della signora Miles - fu la risposta di un Holmes pensieroso.
- Ma cosa potrebbe dirci più di quello che ci ha già riferito al comando? -
- Non lo so con precisione, ma quelle brave donne, nel loro primo racconto, magari in maniera del tutto inconsapevole, potrebbero aver tralasciato qualche particolare importante. Comunque, Watson, lei sa benissimo che per un detective recarsi sui luoghi dove sono avvenuti i fatti principali del caso che sta seguendo è una cosa doverosamente irrinunciabile. Una cosa che spesso si è rivelata di fondamentale importanza per giungere alla soluzione di molti casi. -
- Lei è convinto che si tratti di omicidi, vero? -
- Ogni minuto che passa lo sono di più. Pensi mio caro Watson, se non ci fosse stato quell'incredibile scherzo del destino che ha messo quelle due tombe l'una a pochi metri dall'altra nessuno al mondo sarebbe mai venuto a conoscenza di tutte queste strane coincidenze. E sono anche sempre più convinto che queste coincidenze sono davvero troppe per essere casuali. -
Il cavallo rallentò la sua marcia e pochi istanti dopo ci trovammo di fronte ad una graziosa villetta dall'aspetto signorile ma non presuntuoso, circondata da un delizioso giardino pieno di fiori. - Buon giorno signori - ci disse la donna appena ebbe aperto la porta. - Prego, accomodatevi -
Fummo accompagnati in un salotto che era tenuto con lo stesso amore e la stessa piacevole discrezione del giardino. - Scusatemi un momento - ci disse la donna allontanandosi in silenzio. Dalla cucina giungeva un invitante profumino. - Cosa posso offrirvi? - ci chiese al suo ritorno.
- Non si preoccupi, signora. La nostra visita non sarà molto lunga. Non vorremmo disturbarla troppo - le disse Holmes.
- Per carità. Nessun disturbo. Adesso che il mio James non c'è più sono così sola! I miei figli sono stati qui alcuni giorni a farmi compagnia, ma i loro impegni li hanno riportati di nuovo lontani. - Il profumo che veniva dalla cucina si faceva sempre più invitante. - A cosa debbo l'onore e la cortesia di una vostra visita? -ci chiese invitandoci a sedere.
- Se ciò non le provoca troppo dolore - iniziò allora Holmes - vorrei rivolgerle alcune brevi domande -
- Mi chieda pure quello che vuole, signor Holmes, e non si preoccupi per le domande che vorrà farmi su mio marito. Tanto, in ogni caso, il mio pensiero è sempre rivolto a lui. -
Holmes inchinò il capo in segno di approvazione. - Negli ultimi giorni della sua vita suo marito ha mai avuto dei comportamenti strani o perlomeno non usuali? -
La donna sorrise di un sorriso tenero e triste. - James era l'uomo più buono del mondo. Sempre gentile e premuroso con tutti. Una persona, credetemi, che ogni donna vorrebbe avere al suo fianco nella propria vita. -
Gli occhi della donna diventarono lucidi. - Scusatemi - disse asciugandosi gli occhi con un fazzoletto. - Scusatemi. -
Ci fu qualche attimo di silenzio poi la donna continuò a parlare. - Se non teniamo conto di quella più che insolita fumata di pipa a mezzanotte posso dire che mio marito anche negli ultimi giorni della sua vita si è comportato in maniera del tutto normale. Era un tipo metodico lui, amava la sua famiglia, la sua casa, le sue letture, i suoi hobby... - la vedova si alzò chiedendo il permesso di allontanarsi un attimo. - Per poco non bruciavo il pollo nel forno - ci disse scusandosi appena fu di ritorno. - Ma - continuò in un tono di affabile preoccupazione - perché non continuiamo la nostra conversazione a tavola? Sarei davvero onorata di avervi come ospiti. Per due persone come voi è davvero il minimo che io possa fare. -
- Veramente - iniziò a parlare Holmes incontrando un attimo dopo il mio sguardo - veramente...accettiamo volentieri, signora, e la ringraziamo della sua ospitalità - fu la sua risposta.
Il pranzo era davvero ottimo. La donna, malinconicamente serena, era comunque una buona compagnia. - Mio marito era uno stimato professore di letteratura inglese. - ci confidò - pensate che, anche dopo che era andato in pensione, venivano a trovarlo sempre tanti suoi ex-studenti e qualcuno se ne andava via con le lacrime agli occhi. Riceveva tanti inviti e qualche volta non poteva rifiutare di andare a mangiar fuori a pranzo o a cena. -
- Ultimamente aveva ricevuto qualche invito? -
- Se non ricordo male, nell'ultima settimana ne aveva ricevuti due. Uno dei quali proprio la sera della sua... morte. Povero caro. Era tornato così allegro a casa che ne ero felice per lui. -
- Non le ha detto con chi era stato? -
La donna ebbe un lieve sorriso - Il mio rapporto con James era basato su di una completa fiducia. A volte mi raccontava quello che gli era successo, altre volte i nostri discorsi andavano a finire in tutt'altra direzione. Il mio James non avrebbe mai fatto male nemmeno a una mosca... -
- Ma mi scusi signora - la interruppe Holmes con sapiente cortesia - se non le dispiace, potrebbe dirmi quello che sa su questa pipa? - chiese alla signora posando la pipa sul tavolo
- È...è quella che ha fumato quell'ultima volta... - mormorò la donna - quando quella sera tornò a casa, verso le dieci, me la mostrò con compiacimento. Disse che era molto bella e che era stato molto fortunato a trovarla. L'aveva comprata da un tabaccaio pagandola una sola sterlina! -
Il pollo che stavo mangiando mi andò di traverso. - Beva un po' di vino, dottor Watson - mi disse la signora - la tosse le passerà. -
Holmes mi guardava senza tradire la benché minima emozione. - Per caso le ha detto dove l'ha acquistata? - domandò alla donna.
- Oh, no, signor Holmes. Del resto mio marito tornava spesso a casa con delle pipe nuove ed io non gli chiedevo quasi mai dove le aveva comprate. Come le ho detto prima, la mia fiducia in lui era praticamente illimitata -
Era spesso in contatto con tabaccai e artigiani e... - ma... se non avete fretta, dopo pranzo vi accompagno nel suo studio. Vedendo la sua collezione vi renderete conto di persona della sua passione. -
Continuammo a mangiare in silenzio. Io, da parte mia, ammiravo la dignitosa sofferenza della padrona di casa e non potevo fare a meno di pensare a quella donna che, dopo una vita fatta di cose semplici e vere, ora si trovava con l'animo solo e ferito a causa di un avvenimento che non aveva lontanamente meritato. Una ventina di minuti dopo eravamo nello studio del marito della signora. Era una stanza con le pareti avvolte da robuste librerie pieni di volumi ben tenuti e ordinati. Antichi mobili e due poltrone in pelle scura davano a quel luogo un'aria sobria ma non austera.
In un'ampia vetrina posta sul luogo più lontano dalla finestra vi erano esposte decine e decine di pipe. Holmes stette più di mezz'ora ad osservarle. Una per una. Da quel che potevo vedere però, tra tutte, non ce n'era nessuna che fosse simile a quelle che Holmes aveva portato con sé. Alle tre passate il mio amico decise che era venuto il momento di congedarsi e lo fece con una particolare gentilezza.
- Fra qualche giorno, signora, le verrà restituita anche la pipa che ci ha consegnato. -
- Se non le dispiace, signor Holmes - fu la sua risposta - quella pipa preferirei non rivederla più! -
- Non la rivedrà più - le rispose Holmes con un profondo inchino. Prendemmo una carrozza e per alcuni minuti nessuno disse una parola. Io ripensavo alla signora, al tabaccaio, alla pipa e a quella sterlina con la quale l'aveva comprata. Holmes pensava in silenzio ed io non osavo interrompere il filo dei suoi ragionamenti. Un timido raggio di sole ci illuminò all'improvviso e ci fece accorgere l'uno dell'altro.
- Dove stiamo andando? - gli chiesi.
- Dall'altra vedova - mi rispose Holmes.
- Posso farle una domanda? -
- Certamente, caro Watson, mi dica. -
Ma non è rimasto sorpreso quando a tavola la signora Miles ha detto che il marito le aveva riferito di aver comprato quella pipa da un tabaccaio e di averla pagata solo una sterlina? Ma non era una pipa di grande valore? -
- In effetti è una pipa di grande valore, Watson, e non può essere stata pagata una sola sterlina. -
- Ma perché poi il signor Miles ha detto alla moglie di averla comperata da un tabaccaio? -
- Anche questo, Watson, è uno dei tanti misteri di questa storia. Ma del resto - rispose Holmes prima di immergersi di nuovo nei suoi pensieri - noi siamo qui apposta per cercare di risolverli questi misteri -
Attraversammo una buona parte di Londra col tempo che era incerto sul da farsi. Finalmente, dopo un lungo viaggio, scendemmo, io con le ossa tutte indolenzite e Holmes vispo come un passerotto in volo, davanti ad un palazzo dall'aspetto signorile ma non maestoso. La seconda vedova, vestita di un nero discreto, sembrava provata dal dolore. Un dolore vero che però non aveva intaccato una bellezza un poco sfiorita ma resa ancor più affascinante dagli anni. Fummo fatti accomodare in un salone elegante e arredato come sa e può fare chi possiede buon gusto e possibilità economiche. Davanti a tre tazze di eccellente tè la conversazione scivolò via senza problemi. Poco meno di un'ora dopo, immersi nell'aria fredda e umida della sera, eravamo di nuovo in una carrozza. Holmes era ancora una volta completamente immerso nei suoi pensieri. Decisi che non era il caso di disturbarlo. Pensavo alla signora Oatley e a quando, accorsa accanto al corpo ormai senza vita del suo povero marito, istintivamente aveva raccolto quella pipa ancora calda. Quella tragica sera, ci raccontò la donna, era andata a casa di amiche a giocare a carte ed era rientrata verso le dieci e trenta. Il tempo di dare un breve saluto al marito ed era andata subito a letto. Meno di due ore dopo sarebbe stata vedova.
- Domani - mi disse Holmes all'improvviso - andremo a trovare le persone della lista del professor Chadwick. Per quello che riguarda i tabaccai, credo che sarà sufficiente far qualche domanda a quelli che hanno il negozio nei dintorni delle abitazioni delle due vedove. Penso però che sia gli uni che gli altri non potranno aiutarci più di tanto. -
Poco dopo arrivammo al comando di polizia. L'ispettore Marshall ci corse incontro trafelato. - Ce ne sono altri tre, altri tre! -
- Altri tre morti allo stesso modo? - chiese Holmes.
- Sì! Altri tre morti. Allo stesso modo. Stiamo aspettando l'arrivo dei familiari delle vittime e sembra che anche in questi casi ci siano delle pipe di mezzo. -

L'ispettore non stava più nella pelle. Camminava nervoso su e giù per il corridoio. - Bisognerà avvisare la stampa - disse rivolto al mio amico. - bisogna mettere in guardia altri eventuali bersagli di quel...di quell'assassino! -
- Se fossi in lei non lo farei -rispose con calma il mio compagno d'avventura.
- Perché!?- ribatté l'ispettore. - altre vite potrebbero essere in pericolo! -
- Penso proprio di no - gli rispose Holmes, e continuò - da quel che leggo in questa relazione l'assassino ha colpito con precisione matematica per cinque volte nello spazio di dieci giorni. Ogni due giorni un omicidio. Tutti a quanto sembra con le stesse modalità. Ma lo stesso assassino negli ultimi quindici giorni non ha più colpito nessuno. Non almeno nello stesso modo. Si può quindi dedurre che probabilmente il cerchio è chiuso. Ma anche se non lo fosse non sarebbe certo un avviso su di un giornale a difendere le sue potenziali vittime. Il nostro uomo potrebbe cambiare solo metodo mentre per noi sarebbe la fine o quasi di ogni speranza di scoprirlo. -
Dopo qualche istante l'ispettore ancora una volta annuì. - Va bene, signor Holmes. Probabilmente ha ragione lei. -
A mezzanotte e mezza, finalmente, eravamo al caldo nel nostro salotto di Baker Street. Stavo gustando una cena improvvisata ma resa buonissima dalla fame e guardavo il nostro camino acceso dove tante piccole fiammelle stavano muovendosi come ballerine orientali. Holmes fumava la sua pipa senza dire una parola. Sapevo a cosa stava pensando, ma non sapevo a quali conclusioni era arrivato. Dopo la serata passata al comando, dopo aver di nuovo assistito ad interrogatori, dopo aver visto nuove storie dolorose scritte in faccia ad altre persone, dopo aver osservato nuove pipe e nuovi enigmatici volti scolpiti su di esse, dopo aver insomma rivissuto momenti che sembravano già visti, la situazione, almeno per me, si era fatta ancora più ingarbugliata. C'erano, è vero, tante, troppe coincidenze. Ma di indizi io non ne avevo trovato nemmeno uno. Tante pipe, tutte di grande valore e quasi identiche tra loro e tutte senza nessun marchio, nessuna sigla, niente di niente insomma che potesse portare ad una seppur minima traccia. Purtroppo, però, in questa storia c'erano anche cinque morti. Cinque persone che avevano perso la vita in un modo apparentemente naturale ma in circostanze tali da far ritenere senz'altro infondata tale ipotesi. Cinque persone che in maniera più o meno grande amavano e collezionavano pipe. Stando poi ai racconti dei loro familiari, anche le ultime tre vittime, dopo aver con molta probabilità cenato fuori casa, avevano fumato per l'ultima volta a mezzanotte. Cosa che non avevano quasi mai fatto prima d'ora. Erano indizi questi? Per me no. Cosa si poteva tirar fuori da cinque famiglie che non si erano mai conosciute prima di quei tragici fatti? Cinque famiglie che abitavano in cinque quartieri diversi di una città tra le più grandi del mondo?
Il silenzio regnava sovrano nella stanza. Le ballerine orientali del camino si facevano via via più nitide. Ballavano bene. Con grazia...molta grazia. Sentivo un campanile di lontano suonare. Uno...due...tre rintocchi.
Mi svegliai. Il fuoco del camino si era spento. Mi ero addormentato nella poltrona. Avevo una coperta sopra di me. Holmes intanto continuava a fumare.- Io vado a letto - gli dissi appena ebbi la forza di alzarmi - ma sono sicuro che una buona dormita farebbe bene anche lei. - aggiunsi. Come risposta ricevetti un mormorio indistinto che per me, che non era la prima volta che lo sentivo, significava pressappoco questo: - La ringrazio per il suo interessamento ma non posso abbandonare le mie riflessioni per una banale dormita. Veda piuttosto lei di passare una buona nottata perché anche domani potrebbe essere una giornata faticosa. -
Passai una notte breve ma tranquilla. La mattina dopo ebbi solo il tempo di fare una frugale colazione e mi ritrovai insieme ad Holmes sotto un cielo plumbeo a girare in carrozza per Londra. Al comando non ci fu nessuna novità di rilievo, ma solo conferme di quello che già immaginavamo. Le analisi effettuate sulle pipe, infatti, non avevano messo in evidenza alcun tipo di veleno. Tornammo allora a sentire il parere del professor Chadwick sulle altre tre pipe che avevamo portato con noi e concludemmo quella fredda mattinata passando per così dire al setaccio un buon numero di tabaccai. La conclusione fu che, almeno io, ne sapevo sempre come prima. Dopo un veloce pasto, andammo a far visita ai familiari delle tre nuove vittime. Ma i risultati furono comunque alquanto deludenti. A tarda sera, quando tornammo nel nostro salotto mi accorsi che l'unica novità di rilievo era un mal di testa che cresceva col passare del tempo.
- A quali conclusioni è arrivato Holmes? - gli domandai. Il mio amico tirò una lunga boccata di pipa e si mise a sedere davanti a me.
- Per ora - mi disse - l'unica cosa certa è paradossalmente una possibilità. La possibilità che l'assassino abbia già lasciato Londra da tempo e forse la stessa Inghilterra. -
- Se è fuggito sarà ben difficile riprenderlo. -aggiunsi io.
- Proprio così, Watson, e quest'idea non mi alletta di certo. -
- Ma ci sono altre possibilità? - gli domandai.
- Forse. - fu la risposta del mio compagno di appartamento. - Forse. -
Andai a letto con il mal di testa che era diventato ancora più forte. Quella notte, a differenza delle precedenti, non fu affatto tranquilla. Al mal di testa si aggiunse una forte tosse accompagnata da una febbrone da cavallo. All'alba ero distrutto. Chiamai Holmes che era già sveglio da tempo o forse non si era mai addormentato e lo pregai di avvertire la nostra governante. Quando la signora Hudson vide la mia faccia scorsi nel suo sguardo la preoccupazione per la mia salute e la soddisfazione per aver trovato l'occasione di passare alcuni giorni a farmi da infermiera.
- Abbia cura di lei, mio caro amico. Questa sera spero di portarle notizie più precise sul nostro caso -mi disse Holmes affacciandosi sulla porta. Durante quella giornata mi accorsi che per un medico è più facile curare gli altri che se stesso ma, con l'aiuto delle assidue e amorevoli cure della signora Hudson, il mal di testa se ne andò nel tardo pomeriggio assieme alla luce del giorno. Alle nove di sera Holmes tornò.
- Come si sente Watson? - mi domandò con un tono di voce sicuramente più allegro di quello della sera precedente.
- Un po' meglio grazie. Ma la febbre non ne vuol sapere di scendere. - gli risposi e continuai - ma mi dica. Ha scoperto qualcosa di nuovo? -
- Sono andato a casa delle famiglie delle vittime e ho avuto il permesso di frugare nelle loro carte. È stato un lavoro immane ma forse ho scoperto qualcosa di importante. -
- Che cosa?! - esclamai.
- Forse - mi rispose Holmes - forse ho scoperto un collegamento, un piccolo collegamento tra due delle cinque vittime. Potrebbe non significare niente, ma dopo tanto buio è giusto seguire anche il più piccolo spiraglio di luce. -
- E quale sarebbe questo piccolo collegamento? - Holmes in quell'occasione si travestì da essere umano e chiese alla signora Hudson di poter avere qualcosa da mangiare, poi si sedette vicino al mio letto.
- Deve sapere, caro Watson, che una delle ultime tre vittime di quello che chiameremo l'assassino delle pipe in gioventù ha vissuto per alcuni anni in India, e nelle mie ricerche ho scoperto che anche il signor Oatley in gioventù aveva effettuato un breve viaggio in quelle terre orientali. Praticamente si era imbarcato in una nave, era arrivato a destinazione e qualche giorno dopo era ripartito alla volta dell'Inghilterra, da dove poi non si sarebbe più mosso. Quando gliel'ho riferito la moglie era caduta dalle nuvole e la sua sorpresa mi sembrava sincera. -
- Per nascondere un viaggio così importante anche alla propria moglie ci doveva essere un motivo altrettanto importante - dissi allora io.
- È quello che cercherò di scoprire domani. - mi rispose Holmes.
Alle prime luci dell' alba venne a salutarmi e scomparve di nuovo. Per due giorni non ebbi sue notizie. La mattina del terzo giorno la signora Hudson mi annunciò la visita di due persone sconosciute. Li feci entrare con il cuore in tumulto per la sorte del mio amico. Un uomo robusto e di bassa statura con due lunghi baffi e un altro molto alto con una lunga barba che gli donava un aspetto austero vennero alla mia presenza. Quelle facce serie e sconosciute mi fecero temere anche per la mia salute.
- Salve, Watson - mi disse invece una voce familiare. - Sono venuto a trovarla per dirle di non preoccuparsi per me. -
- Ma Holmes, cosa ci fa vestito in quel modo? Non l'avevo riconosciuta! - esclamai.
- Non ho tempo di spiegarle tutto adesso. Appena possibile le spiegherò ogni cosa. -
Passai la giornata tormentato da una tosse fastidiosa e insistente e da tante domande che, senza risposta, girovagavano nel mio cervello confuso dalla malattia. Cosa aveva fatto Holmes in quei giorni e cosa stava facendo? Chi era quello strano individuo che era con lui e cosa ci facevano travestiti in quel modo?
Passarono altri due giorni. La mattina del terzo stavo cominciando a sentirmi un po' meglio e vedevo nella faccia della signora Hudson la contentezza per il mio stato di salute e la preoccupazione di chi vede scivolare via il suo incarico da infermiera che per la verità aveva svolto con grande pazienza e dedizione. Holmes tornò verso le dieci.
- Si rovinerà la salute restando fuori di notte e passando i giorni senza mangiare e senza dormire. -
- Le è passata la febbre? - mi domandò mentre stava cambiando il travestimento. Sentimmo dei passi sulle scale e come in una scena già vista un agente entrò nel nostro studio. - Signor Holmes! Signor Holmes! Ma non c'è il signor Holmes!? - mi chiese.
- Sono io - gli rispose il mio amico vestito da operaio delle fognature. Il poliziotto mi guardò per un lungo istante. - È lui - gli dissi - parli pure. -
- Lei non ci crederà - cominciò a raccontare - ma a casa della signora Green, la moglie di una delle ultime tre vittime, c'è stato un furto! -
Gli occhi del mio amico cominciarono a brillare di una nuova luce. - Mi dica, com'è successo? -
- È presto detto signor... signor Holmes. La signora Green ha ricevuto un telegramma che l'invitava ad andare a trovare una sua lontana parente che sembrava fosse malata. Al suo ritorno si è accorta che dalla propria cassaforte mancavano migliaia di sterline! -
- Migliaia di sterline! - esclamo Holmes - ma perché teneva una somma così ingente dentro casa? -
- Perché avrebbe dovuto concludere un grosso affare nei prossimi giorni. Da quello che ho potuto sentire sembra che un ricco signore giunto oramai alle soglie della vecchiaia volesse venderle una grande tenuta di campagna ad un prezzo per lei molto vantaggioso, ma...la prego...venga al comando...lì ne saprà certamente di più. -
Holmes sembrava letteralmente rinato. Si rimetta presto in forze, caro amico - mi disse - che poi saremo in tre a dare la caccia all'assassino. -
Sarà stato il fatto che la malattia aveva oramai concluso il suo corso, saranno state le parole di Holmes o chissà cos'altro, ma la mia guarigione fu da allora molto rapida; e un paio di giorni dopo la gente del Bloomsbury guardava con curiosità tre individui che stavano facendo rilevamenti topografici ad un antico palazzo disabitato posto proprio di fronte all'abitazione della signora Oatley. Da quel momento i giorni si susseguirono tutti uguali e senza nessuna novità di rilievo. In questo modo finì il mese di aprile e iniziò quello di maggio. La situazione era stagnante e sinceramente anche un po' noiosa. Almeno per me, che tra l'altro avevo un naso e un'acconciatura che mi facevano sembrare di dieci anni più vecchio. Ma un pomeriggio, mentre stavamo prendendo le misure per allargare un marciapiede, quell'uomo che era sempre stato con noi e che aveva in tutto quel tempo scambiato sì e no una decina di parole in un cattivo inglese venne preso da un'improvvisa eccitazione.
- C'est lui - esclamò - C'est lui, j'en suis sûr et certain - continuò a dire in tono concitato guardando due uomini che stavano entrando nel palazzo abitato dalla signora Oatley. Ci avvicinammo senza dare nell'occhio ma i due uomini erano già entrati. Non ci restava che aspettare. Poco meno di un'ora dopo un individuo sulla cinquantina, alto e abbronzato, vestito elegantemente di scuro uscì della casa dell'affascinante vedova. Con lui c'era un uomo che, almeno dagli abiti che indossava, sembrava essere un religioso. Quando si furono allontanati Holmes scambiò alcune parole con il nostro compagno di avventura. Poi tornammo finalmente a Baker Street. Quella sera vidi il mio amico consegnare alcune sterline a quell'uomo.
- Merci beaucoup et bonne chance. - furono le sue parole di congedo dandoci rispettosamente la mano.
- Bon voyage - lo salutò Holmes.
Gli appostamenti continuarono. Ora eravamo rimasti in due. Holmes era di una tranquillità invidiabile. L'uomo vestito di scuro e quello che sembrava essere un religioso continuavano a far visita alla signora Oatley. Una settimana dopo il mio compagno decise che era venuto il momento di smetterla coi travestimenti. Arrivati nel nostro alloggio mi tolsi naso e capelli finti, mi diedi una bella rinfrescata e davanti ad un Holmes taciturno ma tutt'altro che di cattivo umore consumai una buona cena.
- Vado qualche minuto in camera a riposarmi - dissi una volta finito di mangiare - ma mi aspetti alzato - continuai - che fra poco vorrei scambiare quattro chiacchiere con lei -
- Certo, caro amico, - mi rispose Holmes - ma non faccia come l'altra volta che si è addormentato in poltrona e si è svegliato alle tre di notte. -
Mi buttai sul letto con un sorriso ironico tra le labbra. - A volte Holmes mi sottovaluta - pensai. Ma forse in quell'occasione il mio amico non aveva avuto poi tutti i torti. Quando mi svegliai erano quasi le otto del mattino. La giornata era luminosa. Il cielo era limpido e terso Holmes non c'era. Domandai notizie alla signora Hudson.
- Non l'ho sentito andar via - mi rispose - evidentemente quando è uscito di casa doveva essere molto presto. -
Cominciai ad aspettarlo. Del resto non potevo fare altrimenti. Un paio d'ore dopo nello studio entrò un Holmes di ottimo umore. Il resto della mattinata passò in maniera piacevole. Avrei voluto domandare tante cose al mio famoso amico ma ci rinunciai subito. Non volevo rischiare di rovinare quell' idiliaco equilibrio. All'una passata ci venne recapitato un biglietto. - È della signora Oatley - mi riferì Holmes appena ebbe finito di leggerlo - questa sera siamo invitati a cena a casa sua. Dice anche che ci vuole presentare due persone. Che ne dice, Watson? Ci andiamo? -
- Non accettare sarebbe da veri maleducati - risposi pensando all'affascinante signora.
- Proprio così - mi disse allora Holmes con un sorriso - proprio così. -
La cena era davvero squisita e la serata scorreva via piacevole. Holmes era un buon commensale e un piacevole compagno di conversazione, e anche il reverendo Copleston e il signor Drabble non erano da meno. Verso le undici ci spostammo nel salotto e davanti a delle bottiglie di ottimo vino continuammo amichevolmente a parlare.
- Se non ha più bisogno di me, signora, io me ne andrei a casa. Mio marito è venuto a prendermi e mi aspetta in strada - disse la domestica alla padrona di casa.
- Vada pure, Emma. E grazie per essersi trattenuta fuori orario questa sera. -
Eravamo rimasti in cinque. - Lei, reverendo Copleston, abita nel Bloomsbury? - gli domandò il mio amico posando il bicchiere sul tavolino del salotto.
- Sono il parroco di questo luogo già da tanti anni - rispose il religioso.
- E non ne potremmo avere uno migliore. Non finiremmo mai di ringraziarlo per tutto quello che fa per la parrocchia. - aggiunse la signora Oatley.
- Lo debbo ringraziare anch'io - disse allora il signor Drabble, e continuò - appena ho saputo della tragica fine del povero Peter sono subito accorso. Anche se erano moltissimi anni che non ci vedevamo il ricordo della nostra amicizia giovanile mi ha di nuovo riportato a Londra. Ma prima di presentarmi alla moglie del mio indimenticabile amico ho ritenuto opportuno prendere contatti col reverendo Copleston pregandolo poi di accompagnarmi nelle mie visite. Anche davanti a tali disgrazie la discrezione e le buone maniere sono davvero d'obbligo. -
- È stata davvero una consolazione parlare del mio povero marito con una persona che gli voleva davvero bene - disse la signora Oatley con una punta di emozione. - Venire alla conoscenza di particolari della sua gioventù, particolari dei quali ignoravo completamente l'esistenza, è stato un po' come riportarlo ancora in vita. -
L'orologio annunciò la mezzanotte. - Penso che sia venuto proprio il momento di togliere il disturbo - disse Holmes allo scoccare del dodicesimo rintocco.
- Si è fatto tardi anche per noi - aggiunsero il reverendo Copleston e il signor Drabble.
- Vi ringrazio, signori, della squisita compagnia - aggiunse la signora Oatley - ma prima di congedarci vorrei chiedere al signor Drabble un'ultima cortesia. -
- Tutto quello che vuole, signora. Tutto quello che vuole. -
L'affascinante vedova tirò fuori da una borsa la pipa di schiuma scolpita. - Vorrei che lei la fumasse in onore del mio povero marito. Non ha nulla in contrario, vero? -
Il signor Drabble rimase come impietrito. Il suo volto era di un pallore mortale. - Sappiamo tutto, signor Drabble, o per meglio dire signor Ellery, Thomas Ellery per la precisione. Sappiamo tutto - disse il mio amico.
- E io - aggiunse la signora Oatley - questa sera le ho riservato lo stesso trattamento che lei ha usato con mio marito. -
- Non so...non so di cosa state parlando, signori - balbettò l'uomo.
- Non lo sa? - disse allora Holmes - E allora non ha niente da temere. Che ne dice di sedersi e di fumarsi la pipa in santa pace? Non vorrà mica negare alla signora una cortesia? -
L'uomo prese la pipa e cominciò a caricarla di tabacco. Le sue mani tremavano.
- Qualcosa non va, signor Ellery? - domandò Holmes.
- Mi chiamo Drabble e non Ellery, e va tutto bene. -
- Allora si accomodi, la prego. -
L'uomo cominciò lentamente a fumare. - Voglio raccontarle una storia, signor Ellery, o signor Drabble se preferisce. Una storia accaduta tanti anni or sono - disse il mio amico rimettendosi a sedere. - La storia di tre giovani che partirono da un porto dell'oceano indiano. Due di queste persone stavano tornando in Inghilterra dopo una lunga permanenza in quei paesi orientali mentre il terzo li aveva appena raggiunti portando loro una ingente somma di denaro, denaro che sarebbe servito a pagare un carico di pietre preziose di contrabbando. Se tutto fosse andato bene sarebbero stati ricchi per tutta la vita. Ma, come sono riuscito a leggere in qualche vecchio giornale dell'epoca, durante una notte di navigazione ci fu una terribile tempesta e il mattino dopo un uomo mancava all'appello. Quell'uomo era lei, signor Ellery. Non so come sia riuscito a salvarsi, ma sappiamo quale è stata la sua vendetta. La polizia, che in questo momento sta controllando il suo alloggio qui a Londra, non ci metterà molto a inchiodarla alle sue responsabilità. Penso proprio che salterà fuori anche il denaro che ha sottratto alla signora Green. -
- Mentre adesso le voglio dire quale è stata la mia di vendetta - disse la signora Oatley. - Lei farà la stessa morte che ha fatto mio marito. Fra non molto dovrebbe cominciare ad accorgersene. -
L'uomo, con un improvviso balzo felino, afferrò la donna e d'incanto la lama di un pugnale luccicò vicino al collo della giovane vedova -
- Avete parlato anche troppo, signori! E io non ho tempo da perdere. Reverendo Copleston, se non vuole che la sua parrocchiana abbia presto un taglio alla gola prenda il cordone di quella tenda e leghi e imbavagli questi due signori! -
- Ma figliolo, si rende conto di quello che sta facendo? -
- Faccia quello che le ho ordinato, padre! E in fretta! Sto cominciando a perdere la pazienza! -
- Faccia quello che dice - furono le parole di Holmes, che continuò - Il signore ha fretta di trovarsi un antidoto per il veleno per poi fuggire il più lontano possibile. -
- Quei due uomini meritavano di morire! - urlò - Quella notte caddi dal ponte della nave e loro...loro non fecero niente per aiutarmi. Maledette carogne! Chiesi aiuto con tutte le mie forze. Ma loro niente! Volevano dividersi in due tutti quei soldi. Meritavano di morire! -
- Sono legati e imbavagliati - disse il reverendo Copleston. L'uomo si guardò intorno. La lama luccicava minacciosa. - Prenda quell'altra corda - disse poi guardando verso un'altra tenda - e senza fare mosse false la tiri verso di me. -
Con un'abilità estrema e tenendo sempre la lama alla gola della donna impaurita e immobile, l'uomo vestito di nero riuscì a legare e imbavagliare prima il parroco e poi la stessa signora Oatley.
- Lei mi piaceva. Mi piaceva molto. Forse l'avrei anche sposata. - le disse scomparendo poco dopo.
Passarono alcuni lunghissimi minuti. Ci guardavamo tutti negli occhi cercando invano di liberarci. Ad un tratto sentimmo il portone d'ingresso che si apriva. Il cuore mi batteva all'impazzata. - Tutto a posto, signor Holmes - ci disse l'ispettore Marshall appena ci vide. - Il suo piano ha funzionato in pieno - continuò il poliziotto cominciando a slegarci.
- Quando si è reso conto di essere in trappola, non ha opposto la benchè minima resistenza. Del resto cosa poteva fare con una trentina di poliziotti che avevano circondato il palazzo? -
- Gli avete già detto che nessuno ha tentato di avvelenarlo? -gli domandò il mio amico appena ebbe la possibilità di parlare.
- Sinceramente no, signor Holmes - rispose il poliziotto.
- Allora lo lasci ancora un po' sulle spine - gli disse Holmes mentre stava cominciando a sciogliere l'avvenente vedova. - Quell'uomo ha ucciso cinque persone -
- E rubato un sacco di soldi. Sapesse quanti ne abbiamo trovati nel suo alloggio! - esclamo il giovane ispettore.
Alcuni giorni dopo la primavera era contenta di esistere ed io ero contento che era primavera. Holmes ed io passeggiavamo godendoci la quiete di un parco di Londra.
- Ci voleva proprio un po' di riposo dopo tutte quelle avventure! - dissi guardando due uccellini che giocavano in volo.
- Debbo ammettere che è stata abbastanza movimentata - mi rispose. Camminammo in silenzio per alcuni minuti.
- A cosa sta pensando Watson? - mi disse accendendosi la pipa.
- Sto pensando al fatto che quell'uomo non solo ha ucciso due suoi ex-amici, ma anche tre persone che non c'entravano affatto con quello che gli era successo. E tutto questo soltanto per avere la certezza che mai nessuno avrebbe potuto trovare dei collegamenti tra lui e le sue vittime -
- La mania di perfezione a volte può giocare brutti scherzi - mi rispose.
- Ma Holmes...proprio lei mi sta dicendo queste cose! Lei che non tralascia il benché minimo particolare, la benché minima traccia... -
- Ha ragione, caro Watson. Ha ragione. A volte sono estremamente pignolo, non lo nego. Ma solo quando è necessario. -
- A proposito di cose necessarie - dissi allora io - era proprio necessario per il nostro uomo regalare quelle pipe così preziose? -
- Il signor Ellery o Drabble che dir si voglia -mi rispose il mio compagno di passeggio - non era per niente stupido e aveva bisogno di un valido motivo per attirare le sue vittime in una trappola. Le avvicinava con la scusa di avere la stessa passione per le pipe e in breve tempo riusciva a conquistarne la fiducia. Poi l'invito a cena e la sorpresa di un regalo inaspettato e graditissimo. Ma la vera sorpresa, purtroppo, non erano le pipe, ma il veleno messo nel cibo delle inconsapevoli vittime. Un veleno che avrebbe fatto effetto solo qualche ora dopo, precisamente intorno la mezzanotte, causando una morte apparentemente naturale. Quale dottore sarebbe andato a pensare ad una morte per avvelenamento? -
- Quindi - intervenni io - la fumata a mezzanotte, le pipe preziose pagate solo una sterlina, i quartieri diversi, le tre vittime che non c'entravano assolutamente niente con quello che era successo quella notte su quella nave, insomma tutto o quasi tutto il resto era solo una messinscena? -
- Come le ho detto, il nostro uomo non era di certo uno stupido, e ha fatto in modo che anche le stesse vittime col loro comportamento facessero in definitiva il suo gioco. Non sarà sicuramente stato difficile, dopo un simile regalo, far promettere loro di fumare a mezzanotte, di dire di aver pagato quelle pipe una sola sterlina e di mantenere il segreto di quell'invito a cena. -
- Ma possibile che i due ex-amici non l'abbiano riconosciuto? -
- Lei, caro Watson, non riesce a riconosce me con un paio di baffi finti. Come potevano, dopo vent'anni, riconoscere un uomo abilmente travestito? -
- Ma come è riuscito a salvarsi in un mare in tempesta? -
- Ma se non sbaglio, caro amico, al comando c'era anche lei ad assistere alla confessione di quell'uomo? Non mi dica che le sono sfuggiti tutti questi particolari? -
- Ero distrutto dalle emozioni dalla stanchezza. Ad un certo momento devo anche essermi addormentato. -
- Quell'uomo è rimasto in balia delle acque aggrappato ad un pezzo di legno per giorni e giorni. Poi è stato salvato da una nave di passaggio. È stato tra la vita e la morte per parecchi mesi. Ma debbo dirle che una persona che l'ha riconosciuto c'è stata. -
- Era l'uomo degli appostamenti, non è vero? -
- Esatto, Watson. Proprio lui. Quando ho rovistato nelle carte di famiglia delle vittime ho saputo di quel viaggio in India di una delle persone morte mi sono recato subito in una biblioteca e in un vecchio giornale dell'epoca ho letto la notizia della scomparsa di un uomo in mare. Le date coincidevano perfettamente. Sono subito andato al porto. Nelle ultime settimane c'era un'unica nave giunta direttamente dall'oriente. Riuscii a rintracciarne un marinaio e per così dire l'ho assunto alle mie dipendenze. Dopo il furto in casa della signora Green ero certo che il nostro uomo era ancora a Londra e che forse avrebbe tentato di venire in possesso anche del denaro della signora Oatley.
- Quel vecchio e ricco signore che aveva proposto quel vantaggioso affare alla signora Green era quindi il nostro uomo!? -
-Certo, Watson. Se non ha sentito nemmeno questo al comando vuol dire che la sua mente era sicuramente altrove. Comunque quando quel marinaio riconobbe in quell'uomo vestito di nero un passeggero della nave non ebbi più dubbi e andai subito ad avvertire la vedova dei pericoli che poteva correre. -
- E insieme a lei avete escogitato quel piano? -
- Insieme a lei e alla polizia. -
- Comunque non posso ringraziarla per la fiducia che ha avuto in me - dissi io.
- Di questo sono veramente addolorato, caro amico, ma non ho potuto fare altrimenti. Non potevo permettere che alla cena qualcuno si tradisse. Del resto nemmeno il reverendo Copleston sapeva nulla. Comunque in questo modo lei almeno è riuscito a gustarsi la sua cena in casa dell'affascinante signora. -
- La signora Oatley, dal canto suo, è stata davvero coraggiosa - affermai convinto. - Comunque di notte c'erano sempre un paio di agenti a sorvegliare la casa - disse Holmes.
- Ha pensato proprio a tutto! -
- Ho cercato di fare del mio meglio -
- Lei - aggiunsi dopo un lungo respiro - pensa davvero che quei due sul ponte non abbiano fatto niente per aiutare il loro compagno caduto in mare? -
- Questo non lo sapremo mai, mio caro amico. Il caso ora è davvero chiuso -
- Ma...allora...non andremo più a trovare la signora Oatley? -
- Dopo tutto quello che ha passato - fu la risposta di Holmes - penso proprio che la signora, per riprendersi, abbia proprio bisogno delle attenzioni e delle cure di un buon dottore. -
- Ha perfettamente ragione, caro amico mio - dissi allora io raccogliendo un fiore sul prato, perfettamente ragione... -