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Estetica e comunicazione in Sherlock Holmes

di Guido Guidi Guerrera

Si potrebbe affermare che in tutta la narrativa sherlockiana aleggi sempre un equilibrio e una tensione all'armonia in ogni cosa tesi ad andare oltre il disordine apparente, ma in qualche modo necessario, del protagonista delle vicende. In un mondo di stampo vittoriano, in una Londra ritratta come ciascuno vorrebbe vederla secondo uno schema regalato all'immaginario collettivo che non ha mai smesso di nutrirlo, tutto si muove secondo logiche perfette, in base a modelli di perfezione razionale e di altrettanti accadimenti che alludono, sottolineandola, alla causalità a dispetto della casualità. Il detective passa giornate intere nell'ozio, magari immerso nei suoi vizi preferiti, sotto gli occhi severi e sottilmente indignati di Watson che non ama quel genere di trasgressioni. Analizzare un aspetto simile significa non solo condurre una indagine estetico-psicologica di tipo comportamentale, ma anche ravvisare i conflitti epocali non troppo distanti da quelli del nostro tempo. Ricordiamo come nei primi anni del '900 Hermann Hesse, avrebbe pubblicato alcuni suoi appunti sull'arte dell'oziare e come Verne, precedendolo, avesse immaginato una Parigi del XX° secolo totalmente disumanizzata e asservita alle mecchine. Entrano insomma in contrapposizione due modi di pensare e concepire la vita: uno di genere apertamente romantico, l'altro cosiddetto 'pratico', tipico del moderno tecnocrate 'faber vitae suae', assolutamente instancabile. Holmes stesso è dilaniato da queste diverse componenti che si agitano contemporaneamente nella sua mente tormentandone la già vulcanica indole. Se non ha casi da risolvere sappiamo che diviene irrequieto, intrattabile e si crea mezzi artificiali per tenere la mente occupata. E' vero, si dedica all'ozio, ma in realtà si tratta più della ricerca estetica di una dimensione attraverso la quale tentare di trovar pace in attesa dello scatenarsi benefico di nuovi eventi. Entrano allora in scena i 'pezzi forti' del mondo estetico scherlockiano che sono la pipa e il violino. II 'canone' ci informa che la pipa preferita da S.H. era di gesso o di creta nera: particolarmente amata nei 'momenti difficili' e durante intense meditazioni. Quasi invariabilmente 'conservata' nel secchio del carbone, e solo in via del tutto eccezionale sul camino o addirittura nel normale porta pipe. Così come il tabacco trova posto dentro una vecchia ciabatta. Sembrerebbe, questo, segno di sciatteria, mentre riesce al contrario a evocare il senso dell'amore per le cose, a rivelare un carattere insospettabilmente tenero, della tendenza a forme di estrosità, vicine alla ricercatezza non comune. Non poche volte si parla di lunghe pipate a scopo meditativo: un atteggiamento che si vuole distinguere dalla mera riflessione e che in qualche modo allude a una specie di rito e di tensione verso dimensioni altre, dove la coscienza si espande e può diventare improvvisamente chiara e consapevole. L'universo estetico holmesiano rimane insomma sempre in bilico tra la ricercatezza più raffinata e la confusione, tra gusto e trasandatezza. L'appartamento di Baker Street è a colpo d'occhio ben tenuto, tendaggi, broccati, mobili di pregio, perfino una pelle d'orso dul pavimento per accentuare quel tocco di esotico tipico dei temperamenti amanti dell'armonia come del sogno, ovunque abiti e di qualsiasi specie sia. Per contro, turba non poco lo spettacolo di oggetti messi alla rinfusa, di accozzaglie di libri, siringhe, pipe e quant'altro meriterebbe sistemazione e cura. Ancora una volta risalta la distonia estetica di fronte alle cose. L'uomo elegante e di non facile contentatura per cultura e stile di vita è ugualmente messo in discussione dall'altra natura, quella della persona pratica, sobria, distratta e poco attenta alla cura di aspetti ritenuti marginali per 'chi lavora'. E' perciò curioso constatare in che modo si vada consolidando, nel clima simbolico di un gentiluomo a cavallo tra due secoli, quel 'clichè' tipico del neomaterialismo del ventesimo secolo che sarebbe culminato lentamente, ma in modo sempre più radicale, nel culto dell'utile a sfavore del bello. Se si considerano anche le abitudini legate al cibo e alle bevande, non si è ben sicuri che ci troviamo di fronte a due signori definibili 'buongustai'. Non mancano le citazioni, rare, di qualche buona mangiata al ristorante né quelle relative a vini e liquori, tuttavia ciò non basta a convincere di un aspetto edonista che si intuisce carente. C'è un che di sbrigativo, di fuggevole che contribuisce a tracciare con vigore sicuro non solo l' 'identikit' dei due scapoloni per vocazione innata, ma a considerare un modo nuovo di rapportarsi alle delizie della tavola, che presto diventerà l'antitesi dell'uomo produttivo, scattante, sempre in forma e specialmente velocissimo. Invece il 'tea time' resta una istituzione irrinunciabile, anche accompagnato da dolci e tartine, preso dalla coppia in abbondanza pure fuori orario canonico, è un referente insostituibile per l'uomo dal perfetto stile britannico. L'abbigliamento, definito di genere sportivo è comunque sottolineato da piccole bizzarrie come il famoso cappello da cacciatore o le vesti da camera di nuovo di tono elegante, quasi aristocratico dai colori blu, porpora e grigio topo. Il mondo holmesiano reagisce con partecipazione estetica a tutti i modelli che connotano l'uomo colto e nobile, pacato nei modi e parco nelle passioni, buon lettore, grande osservatore, perciò innamorato dei particolari e del significato delle più piccole cose, e infine affetto da 'sana curiositas' nei confronti di tutto. Per questo ha forza comunicativa ed è di per sé divenuto codice di un modo di vivere e perfino di concepire la professione del detective perfetto. Non si contano le agenzie che ancor oggi si fregiano abusivamente di simboli quali la lente di ingrandimento e 'deerstalker' per rendere subito comprensibili le loro insegne. E non v'è persona che non pensi ad Holmes solo alla frase 'fiuto da segugio', o vedendo pendere dalle labbra di qualcuno una pipa 'calabash', o ancora a causa di quella frase sciagurata ma forte come un tormentone 'elementare Watson', per indicare l'ovvio e ciò che è lampante. Questo non fa altro che insistere sul potere fortemente comunicativo dell'universo holmesiano, dilatato a dismisura da tutte le altre possibili forme di comunicazione visuali e non. Potremmo dire che questo mito metropolitano di dimensioni planetarie abbia la forza della virtualità di un potere golemico perché resiste al tempo che forse non gli è mai appartenuto, alle quali leggi non è stato mai costretto a soggiacere. L'estetica di Holmes ha la proprietà innata di comunicare un'etica valida per ogni epoca, che può essere letta attraverso i simboli, ma anche in forza di tutta una serie di fatti, di atteggiamenti verso la vita, di scelte, di direzioni che sembrano ricomporsi e adattarsi perfettamente all'uomo del secondo millennio. Questo perché la lezione holmesiana manca per fortuna sempre di qualunque traccia di moralismo, di pregiudizio che può renderla anacronistica e sorpassata. Perfino nel rapporto con le donne, che si evidenzia con un atteggiamento distaccato e 'prudente', c'è un anticipo interessante di larga considerazione per qualità e virtù muliebri non solamente esteriori e fatue. Ecco, il segreto della eternità di Sherlock Holmes sta nel riuscire ancor oggi a essere moderno e produttivo di messaggi che fanno scuola in ogni ambito possibile della vita. E permeano financo l'informazione. Lo 'Strand Magazine' nasce da questo 'intreccio' di elementi coerenti fino al punto da evocare quel che 'il maestro non disse' perché il pubblico tenuto finora all'oscuro, infine sappia. E' la voce delle informazioni che diviene attuale forma d comunicazione, ma che merita anche tutta la forza della cronaca perché il 'golem holmes' possa nutrirsi senza limite. Quanti delitti dei nostri giorni sono stati risolti grazie all'arguzia e all'esperienza del celebre detective al quale tutte le polizie del mondo non esitano a ricorrere! Quanti casi oscuri o insabbiati stanno per essere vagliati e forse portati presto a conclusione dalla sua mente geniale! Non è escluso che presto lo si possa vedere all'opera, impegnato con uno deitanti casi dubbi, forse il principe di tutti, se mi si passa l'allusione. Quello legato alla morte di Lady Diana Spencer o alla recentissima di John John Kennedy. Non sorprenda perciò incontrarlo presto addirittura in Sicilia, durante un convivio di 'capi-bastone' di Cosa Nostra. Il resto vi sarà raccontato dallo stesso mister Holmes, a suo tempo e soprattutto quando lo 'Strand' potrà corrispondergli le non indifferenti 'royalty' per l'esclusiva.