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Holmes e il fumo

di A. Corsellini

Lo scorso anno il Dr Solito mi invitò alla presentazione di un suo volumetto, "Uno studio in Holmes", frutto di un ritrovamento di un baule dimenticato dove, a suo dire, erano state rinvenute ricevute di acquisto di pipe fatte da Sherlock Holmes sotto altro nome presso il negozio di proprietà di mio nonno sul finire dell'800.(1) In quell'occasione (per la prima volta mi avvicinavo a questo mondo di appassionati holmesiani) feci un brevissimo intervento. Un anno dopo Enrico Solito mi coinvolge letteralmente: occorre parlare di Holmes come fumatore di pipa e che cosa rappresenti per lui questo modo di fumare. Pur non essendo mai stato un appassionato di letteratura poliziesca è a questo punto che mi sono dovuto "digerire" una buona parte delle avventure di questo signore. Dose veramente massiccia: oltre mille pagine in 15 giorni! Devo sinceramente riconoscere che questo personaggio non mi è rimasto inizialmente molto simpatico: molto saccente, esageratamente distaccato. Ma nel corso della lettura delle sue avventure ho dovuto non poco modificare le mie prime impressioni.

Prima di entrare nel tema che mi sono prefisso di svolgere, vorrei fare alcune considerazioni che ho tratto dalla lettura dei racconti di Holmes. In primo luogo la musica: Holmes in un suo racconto riferisce ciò che aveva espresso Charles Darwin circa quest'arte, cioè che "la capacità di eseguirla ed apprezzarla era insita nella razza umana molto prima che essa elaborasse un linguaggio articolato... il nostro animo conserva un vago ricordo di quei secoli oscuri agli albori del mondo." (Uno studio in rosso).

Holmes suona ed ascolta la musica nei momenti di massima concentrazione quando deve risolvere un caso particolarmente complicato: la musica diventa una specie di"passaporto" per accedere a qualcosa di extrasensoriale, un modo per elevarsi dal terreno e raggiungere una perfetta razionalità, un aiuto all'evoluzione dei suoi pensieri. Ugualmente si può dire della pipa. Da "Un caso di identità":

-Sherlock Holmes restò alcuni minuti in silenzio, con le punte delle dita congiunte, le gambe allungate, lo sguardo rivolto al soffitto. Poi tolse dal portapipe la vecchia pipa di terra che per lui fungeva sempre da consigliera nei momenti difficili e dopo averla accesa si appoggiò all'indietro, contro lo schienale della poltrona avvolgendosi in dense spirali di fumo azzurrognolo e con nel viso un'espressione di infinito languore-

Ed ancora, da "La lega dei capelli rossi":

"Si tratta di un problema che chiede non meno di tre buone pipate, e la prego di non rivolgermi la parola per cinquanta minuti... "

Per non parlare del caso in cui Holmes: ebbe bisogno di una libbra di tabacco corrente per risolvere il caso, rimanendo tutto il giorno a fumare e facendosi trovare la sera da Watson in uno stato di trance in una stanza dove sembrava che fosse scoppiato un incendio (Il mastino dei Baskerville).

Senza esagerare credo di poter affermare che anche il fumo della pipa per Sherlock Holmes, come la musica, abbia rappresentato un "qualcosa" che avesse i poteri di metterlo in contatto con realtà al di fuori della sfera puramente terrena.

È a questo punto che credo di poter inserire certe considerazioni circa l'origine e la pratica della pipa presso i popoli primitivi e non, visto che ancor oggi in alcune regioni della terra tali pratiche permangono. Occorre tuttavia fare un salto indietro nel tempo di diecine di migliaia di anni, allorché l'uomo si impossessò delfuoco e con esso si accorse del fumo che ne derivava. Allora egli era come prigioniero dei fenomemi più comum (pioggia, vento, luce del sole), e da alcuni terrorizzato come tuoni, fulmini, eclissi, tutti quanti provenienti dall'alto. Non potendo spiegare tutto ciò altrimenti, attribuì queste manifestazioni a volontà di uno o più Esseri che sovrastavano la sua sfera. Poichè tutti gli oggetti che aveva sotto mano una volta scagliati in aria ricadevano per terra, al contrario del fumo che si elevava verso il cielo fino a perdersi, deve aver ritenuto che l'unico modo per comunicare con queste Potenze "dell'alto" fosse proprio questo. Si costruì inizialmente un piccolo braciere di terra ove depose foglie o altro e con l'aiuta di una canna ne aspirava il fumo al solo scopo di facilitare la combustione (pratica questa ancora in uso presso alcune tribù). Successivamente lavorò la pietra con i primi utensili e si costruì un braciere "portatile" che avrebbe potuto usare in qualsiasi momento che avesse ritenuto opportuno . E fu così la pipa, ove brucerà erbe aromatiche di diversa natura secondo il significato che voleva dare a questa operazione o la divinità a cui desiderava rivolgersi.

Questo uso rituale lo si ritrova presso tutti i popoli di continenti diversi senza che, allora, potesse esserci stato tra loro alcun contatto. Lo troviamo tra i Traci, i Babilonesi, gli Egizi come tra gli indios della America. Un cenno particolare meritano i riti della pipa in uso ancor oggi presso i Sioux Oglala, e narrati nel libro "Alce Nero parla". Alce Nero, l'ultimo grande "uomo di medicina" di quel popolo ci racconta che "molti inverno orsono" essi ebbero una rivelazione. Un giorno una donna vestita di bianco recante sulle spalle un involto apparve a due cacciatori, annunciando loro la sua prossima venuta all'accampamento. Non si fece attendere molto: giunse nel Teepee che avevano preparato e consegnò al Capo l'involto, in cui c'era la "Sacra Pipa" che gli indiani avrebbero dovuto adoperare nei sette riti, che erano incisi su una pietra circolare. La pipa era in caolinite e simboleggiava la terra; sul fornello era inciso un bisonte, che rappresentava il mondo dei quadrupedi; il cannello si riferiva al mondo vegetale, le dodici penne che pendevano erano dell'aquila chiazzata e richiamavano tutti gli esseri alati. Di questa pipa avrebbero dovuto avere una grande cura , essendo l'unico mezzo per comunicare con il Grande Spirito. Sarebbe troppo lungo parlare qui dei sette riti e come si svolgono: riguardano gli aspetti più disparati della vita, dal rito per la conservazione dell'anima dei defunti al rito della purificazione, alla danza del sole, e così via. La Sacra Pipa viene ancora tramandata da una generazione all'altra di uomini della medicina e non può essere consegnata ad altri. Personalmente ho tentato varie volte di averne una, senza alcun successo.

Per questi popoli quindi il fumare la pipa non ebbe, e non ha tuttora, il significato che ha per noi, cioè il piacere del fumo; tuttavia, se riflettiamo a come il fumatore di pipa cura la propria pipa, ne sceglie una tra le tante per avere "quel" risultato che desidera in quel momento, tutto questo potrebbe riferirsi a remote usanze rimaste in noi latenti (è un po' tirata per i capelli, ma potrebbe essere).

Tra le curiosità circa l'uso della pipa presso alcuni popoli, ho esposto in bacheca una pipa "funeraria" che sono riuscito ad avere: viene dal Centro Africa, è in pietra, rappresenta una divinità dell'oltretomba e viene fumata una sola volta dallo sciamano durante il rito dell'accompagnamento dell'anima del defunto. Di questo argomento potremmo parlare per giornate intere, tante sono le testimonianze attraverso i secoli circa l'uso della pipa.

L'associazíone tra tabacco e pipa col piacere del fumo credo si possa datare alla scoperta della America e all'introduzione di essi in Europa.

L'uso che Holmes fa della pipa mi sembra a mezza strada tra le due cose: un po' piacere di fumo, un po' mezzo di concentrazione per accedere ad una sfera superiore, estatica (2). È forse per questo motivo che Holmes non parla mai delle sue pipe come pezzi speciali: anzi non ne ha in realtà di pregiate, possiede pipe di terra (3), pipe correnti: una sola volta parla di radica, mai della famosa Calabash che gli viene attribuita ma che non ha riscontro nei suoi racconti.(4) Proprio questa sua posizione nei confronti della pipa, cioè la "non ricerca" del prezioso e del particolare mi conferma il significato che per lui questo prezioso oggetto doveva avere e che a grandi linee si può ricollegare all'uso che nel corso dei millenni l'umanità ne ha fatto.